10 anni con don Francesco

di Mario Ravalico

 

Sono passati dieci anni dalla beatificazione del sacerdote don Francesco Bonifacio, ucciso in odium fidei l’11 settembre 1946 mentre alla sera da Grisignana ritornava a Villa Gardossi (oggi Crassiza), la sua curazia, perché – come disse mons. Ravignani, in occasione della solenne celebrazione svoltasi a San Giusto – il suo santo ministero faceva di lui un ostacolo per coloro che volevano allontanare il senso religioso dal cuore della gente.

Non sono state poche le iniziative promosse per ricordare alla Chiesa tergestina e alla città, questo importante evento. Tanto più, non dimentichiamolo mai, dai tempi di San Giusto ad oggi, il beato don Francesco Bonifacio è l’unico santo della diocesi che noi ricordiamo e onoriamo. E, grazie soprattutto all’Azione Cattolica, sette anni fa, con una lungimirante intuizione, venne costituito il Gruppo Amici di don Francesco, per promuoverne la memoria e allargare il cerchio di coloro che lo pregano e si affidano a lui. Ed è bello qui sottolineare come quest’anno sia il settimo che, una volta al mese, ci si ritrova in preghiera nella chiesa di San Gerolamo confessore, là dove si trova un bel mosaico rappresentante don Francesco beatificato, accanto al suo Signore che sulle spalle porta l’uccisore, ormai perdonato. Così come l’annuale pellegrinaggio dell’Azione Cattolica sui luoghi in cui il Beato svolse il suo ministero, rappresenta un appuntamento voluto e, insieme, richiesto che non è mai stato abbandonato.

Ma in questo decimo anniversario l’Azione Cattolica ha voluto proporre qualche altro appuntamento significativo: il primo, al Circolo della Stampa, una tavola rotonda, che si è articolata su due serate, per fare memoria dei beati e servi di Dio legati alla nostra Chiesa e alle nostre terre: i beati don Francesco Bonifacio e don Miroslav Bulešić e i servi di Dio p. Placido Cortese, mons. Jakob Ukmar e mons. Marcello Labor. Tutti hanno donato interamente la loro vita a Dio e, per alcuni di essi, il martirio segnato dal sangue li ha uniti per sempre al sacrificio di Gesù.

L’altra iniziativa, realizzata assieme all’IRCI di Trieste che ne ha curato l’allestimento, è stata la mostra sul Beato Francesco: una ricca sequenza di foto e di testi, impreziosita dall’esposizione di alcune reliquie appartenenti al Beato, tra le quali il suo breviario, miracolosamente ritrovato dopo il martirio, e il cilicio che il sacerdote portava sulle sue carni, come segno di mortificazione e penitenza. L’interesse suscitato per questa mostra, visitatissima, è stato tale che essa è stata riproposta in altri due luoghi, di per sé molto significativi: Pirano, la cittadina in cui il Beato è nato e poi a Buie, nel Duomo di San Servolo, la sua parrocchia di appartenenza dove, ogni sabato e feste, don Francesco si recava a confessare. Come a dire che questo nostro beato supera i confini politici che gli uomini hanno fissato per essere, di fatto, ricordato e venerato in tre Stati, al di sopra di ogni umana divisione, e proposto come modello di quella santità della vita ordinaria di cui oggi c’è tanto bisogno.

Non vanno scordate anche altre iniziative, promosse dalla Diocesi, per le quali in qualche caso, come il pellegrinaggio diocesano, l’AC ha dato tutta la sua disponibilità di impegno e partecipazione attiva. Così la solenne memoria del martirio – celebrata a Monte Grisa l’11 settembre e articolata in diversi momenti – è stata un’occasione preziosa di riflessione e di preghiera della nostra Chiesa, e anche la celebrazione dell’Eucarestia nella Cattedrale di San Giusto il 14 ottobre, assieme ai massimi rappresentanti delle Chiese sorelle di Parenzo e Pola e di Capodistra. Senza scordare le iniziative culturali come l’Oratorio musicale Beati Franciscii e il Recital attraverso il quale è stata proposta la spiritualità del sacerdote martire.

Ora però come Azione Cattolica bisogna guardare avanti, in prospettiva, per non abbandonare il ricordo del nostro martire e, anzi, – come ci ha incoraggiato il nostro Vescovo con il messaggio alla Diocesi – continuare in una impegnativa prospettiva, spirituale e teologica, a tenere viva nella nostra realtà ecclesiale e culturale la memoria del beato don Francesco Bonifacio. I modi per realizzare questo saranno sicuramente trovati, a partire dai momenti della preghiera mensile e alla partecipazione all’annuale pellegrinaggio, tenendo presente anche le esigenze e la creatività dei giovani, come è avvenuto per il Sentiero Beato Francesco Bonifacio, da percorrere a piedi con tappe molto significative, coinvolgendo in parte anche le comunità locali.

Come anche sarà necessario riproporre alla Diocesi con maggiore convinzione il progetto per la custodia perenne in Cattedrale, luogo in cui don Francesco ha ricevuto l’ordinazione presbiterale ed è stato proclamato Beato, delle sue reliquie (il calice, la stola, il breviario, la cotta e il cilicio) rese ancor più preziose poiché i suoi resti mortali non sono mai stati trovati.

Occorrerà anche un generale impegno affinché la chiesa parrocchiale di san Gerolamo, diventi veramente per tutte le parrocchie, le associazioni, i gruppi di catechesi per i ragazzi della cresima e del dopo cresima, un luogo privilegiato di preghiera e di riflessione, un punto di riferimento spirituale per tutta la nostra Chiesa locale. E in questo l’AC, conscia della sua responsabilità, vuole dare un importante e decisivo contributo.

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