Causa nostrae laetitiae

di Andrea Dessardo

 

Il numero natalizio del nostro settimanale diocesano preferito dà a tutte le sue lettrici una rassicurante notizia, che dovrebbe – credo – rafforzare la loro devozione alla Vergine, la quale si conferma una volta di più modello da imitare: Maria aveva un ciclo mestruale che spaccava il secondo! Tale evento infatti, a detta di Giovanni Lazzaretti (p. 9), sarebbe stato previsto con buona approssimazione (da Dio stesso, va detto, mica dal povero Giuseppe…) con ben duemila anni d’anticipo!

Spieghiamo, per non apparire troppo impertinenti. L’ing. Lazzaretti, autorevole firma che il direttore ha ingaggiato in quel di San Martino in Rio (Reggio Emilia), evidentemente non trovandone di pari nel Triveneto, ci descrive con trasporto e dovizia di particolari il suo presepio, «fotografia della “pienezza del tempo”». Quel che Luca risolve con lo sbrigativo «si compirono per lei i giorni del parto» viene immaginato dal Lazzaretti a partire dalle sue cause più remote, da quella riunione organizzativa in cielo nel corso della quale il Padreterno, «un signore di 60 anni, con la lunga barba», fece agli angeli – e qui cediamo la parola all’Autore: «Ragazzi, tra 2000 anni la Piena di Grazia ovula. Per quel giorno deve essere tutto pronto». Ecco di che cosa c’era bisogno: di «un impero che avvolga il Mediterraneo. Una perfetta rete di strade. Rotte sul mare in ogni direzione. Una filosofia ai vertici delle forze umane. Un sistema di dura giustizia umana. Un popolo che attenda spasmodicamente», insomma, «di quella Roma onde Cristo è romano». «Domani si comincia: c’è l’uomo giusto in Ur dei Caldei…».

Dalla filosofia della storia il Nostro passa con disinvoltura alla biologia, offrendo forse il meglio di sé. Gesù era un uomo, vero Dio ma vero uomo, un maschio, e dunque, necessariamente, con cromosomi XY. Maria, invece, da donna, aveva ovviamente un corredo cromosomico XX. L’ingegnere spiega come andarono le cose a «questa incredibile donna che aveva 23 cromosomi compatibili con Dio»: «Al momento del suo “sì”, le sono stati donati altri 23 cromosomi direttamente da Dio (non chiedetemi il “come”, ma è certo che è così), tra cui la Y del maschio». Già, perché «altrimenti Gesù sarebbe un clone di Maria e quindi, ahinoi [sic], sarebbe una femmina». L’abbiamo scampata bella!

L’articolo si chiude con l’invito a lettori a smontare il presepio solo il 1° febbraio, in ossequio alle visioni della beata Anna Katharina Emmerick (1774-1824), per cui la Sacra Famiglia visse nella stalla di Betlemme fino alla presentazione al tempio. «È una che ci azzecca, la Emmerick», osserva Lazzaretti: prestando fede alle sue visioni fu infatti rinvenuta nei pressi di Efeso la presunta casa che san Giovanni condivise con Maria dopo la Resurrezione.

Il riferimento alla Emmerick è casuale o rivela qualcosa della fede di Lazzaretti e della linea editoriale di «Vita Nuova»? Ultimamente è tornata in auge poiché le si attribuiscono profezie sulla «falsa Chiesa» dei «due papi»… Sui diari della Emmerick si fonda anche la ricostruzione della Passione nell’omonimo truculento film di Mel Gibson, che la racconta con tanti dettagli granguignoleschi che sono assenti – forse non senza una ragione anche spirituale – nei vangeli.

Alla fine ci rimane il dubbio se preferire le visioni doloristiche della beata Emmerick o le spiritosaggini dell’ingegnere teologo: in ambo i casi si tratta di aggiunte ai testi asciutti dei vangeli canonici; ma se la Emmerick ci ha messo centotrentacinque anni a veder riconosciute dalla Chiesa le sue virtù di mistica, a Lazzaretti ne serviranno probabilmente molti di più.

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