Liberté, égalité et…?

di Silvano Magnelli

 

 

Libertà, uguaglianza, fraternità erano le parole simbolo e il grido dei rivoluzionari francesi di fine Settecento. Come sono andate poi le cose? Le prime due parole-aspirazioni hanno trovato spazio, cittadinanza e accoglienza, pur tra molti ostacoli, ritardi, contraddizioni e incompiutezze, per cui ancora oggi molti uomini al mondo non sono né liberi né considerati uguali ad altri. La terza parola-aspirazione invece è come scomparsa dall’orizzonte ed è diventata la parente povera e dimenticata, forse perché è la più radicale e la più difficile da tramutare in fatti e storie umane ovvero in un cambiamento del costume e della mentalità.

Fatto sta che la fraternità scarseggia alquanto, c’è, ora qua ora là, ma è una qualità della vita ancora tutta da scoprire, un bel sogno da tradurre nella concretezza storica dei rapporti umani. Ma cosa si intende per fraternità? Di certo essa è un salto di intensità della vita umana posta in relazione ad altre vite umane a prescindere dalle appartenenze nazionali, culturali o religiose, prevede uno scatto interiore per far posto all’ospitalità ravvicinata, cordiale, solidale, con persone a cui ci si lega con affetto appunto fraterno in un comportamento affabile e benevolo, aperto e fiducioso, tale da eliminare le distanze e di unire animi di diversa provenienza e formazione. La fraternità, quando si verifica, ha un che di prodigioso e produce un senso di felicità inusuale e originale, è davvero una marcia in più per una vita di una qualità diversa e aumentativa. Si capisce perciò perché stia facendo fatica ad entrare nella storia rispetto alle altre aspirazioni. Essa è davvero una parola rivoluzionaria, ma benefica. Esiste comunque e viene praticata, seppur ancora in forme minoritarie. A Trieste negli ultimi dodici anni una parte piccola, ma significativa, di questo mondo impostato sulla fraternità, si è radunato attorno ad un progetto di origine europea, il centro della cui attenzione è sulla possibile fraternità da riprodurre in questa città, abbattendo pareti, muri e ostacoli, che nascono nell’animo umano di continuo come frutto di paure e di visioni ristrette, e che impediscono l’attuazione di quella umanizzazione che questi tempi chiedono a tutti.

Il progetto «Insieme per l’Europa» raccoglie perciò una ventina di associazioni e comunità di prevalente ma non esclusiva provenienza cristiana, in quanto ospita anche partecipazioni islamiche o gruppi senza precise appartenenze religiose. In questi anni questo coordinamento ha organizzato alcuni momenti forti collettivi, occupandosi di giovani, di povertà, di immigrazione, di famiglia, di gioco d’azzardo. Quest’anno è sembrato prioritario puntare su una festa della fraternità aperta a chiunque ne senta il bisogno e da svolgersi presso il ricreatorio «Toti» nella mattinata del 29 maggio. Si fa festa quando si è felici e questa festa vuole dire con umiltà, ma con determinazione, che la fraternità è la strada maestra per vivere meglio, per essere più felici. Si fa festa anche per dare voce e volti ad una parte di società triestina, che si muove nel presente con lo sguardo attento ai bisogni di tutti, l’animo proiettato sul futuro e con una vena di speranza. La Trieste fraterna e solidale è più vasta di questo coordinamento, ma il segnale ha comunque un valore rappresentativo di valori universali che ormai chiedono sempre di più di essere accolti e praticati.

Sei invitato alla FESTA DELLA FRATERNITA’

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