Quaresima

di don Antonio Bortuzzo

 

All’inizio della Quaresima il Vangelo della prima Domenica (Lc 4,1-13) ci offre alcune indicazioni che ritengo molto utili per il cammino di conversione. Gesù, come narra san Luca, fu tentato da Satana all’inizio della sua missione e al tempo stabilito della sua morte. L’Evangelista insiste sul ruolo che lo Spirito Santo svolse in questa occasione agendo in stretta unione con Gesù.

Già il popolo d’Israele era stato guidato nel deserto da Dio, messo alla prova nella sua capacità di fidarsi di Dio. Il risultato era stato catastrofico: nessuno (tranne Giosuè e Caleb) era stato fedele. Anche Mosè aveva peccato. Cristo riprende il cammino del deserto proprio lì dove Israele l’aveva esaurito e finalmente vince la prova. Il racconto evangelico insegna tante cose. Innanzitutto ci dà una bella notizia: non è vero che è impossibile resistere al tentatore, Gesù ha vinto!

La sua vittoria è esemplare e insegna a tutti noi l’arte del combattimento. San Paolo ricordava a Timoteo che «l’atleta non riceve il premio se non ha lottato secondo le regole» (2Tm 2,5). Il deserto, i quaranta giorni, le tre tentazioni sono una icona della nostra vita.

Tentati dai bisogni “vitali”, dalla smania congenita di imporsi agli altri, dall’istinto di servirsi di Dio e di usarlo per la propria felicità, normalmente e “umanamente” (anche se sarebbe più corretto dire “diabolicamente”) gli uomini e le donne cedono a queste tentazioni, e si ritrovano schiavi di chi li vuole morti per sempre. Per non soccombere a chi è di gran lunga più forte e astuto bisogna combattere, ma non da soli, non sregolatamente!

La prima regola è mostrata da Gesù che non entra in dialogo con il tentatore, lo affronta con la Parola di Dio (esattamente com’era stata scritta e detta da Mosè). Non c’è qui l’imperativo di tanti esorcismi che Gesù pure compirà. Gesù, umilmente, si rifà alla Parola di Dio. Anche il tentatore la usa, sempre togliendo e aggiungendo qualcosa. Gesù obbedisce alla Scrittura, Satana si serve di essa. Gesù sa che la Parola di Dio, quando la si obbedisce, ci fa vincitori. Prima regola dunque è quella di saperci deboli e incapaci di lottare da soli, anzi incapaci di fare qualsiasi cosa senza l’aiuto di Dio (Gv 15,5). Da qui sgorga la preghiera che chiede aiuto con piena fiducia, ed è la seconda regola: confidenza totale nell’aiuto di Dio. Umiltà, preghiera, confidenza totale in Dio. Sarà il Signore stesso che ha promesso «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui» a combattere e vincere per noi. Quando siamo tentati (e chi non lo è ogni ora?) ricordiamoci di questo Inquilino che ci portiamo dentro e chiamiamolo in aiuto con umiltà e fiducia, e Lui vincerà per noi.

Questa è la misericordia che Dio ci fa e, inoltre, ci attribuisce la vittoria che sarebbe tutta sua!

In quest’anno giubilare della misericordia il papa Francesco ci interpella insistentemente (e come non sentire nelle sue parole la voce del Signore?) a uscire, ad aprirci alla misericordia vincendo le tentazioni che si oppongono a questa generosa apertura. Ci possiamo convertire, ci possiamo aprire, possiamo uscire… ma solo se lo facciamo “secondo le regole” combattendo la buona battaglia come Gesù ha insegnato.