Una crisi tira l’altra

di Arturo Pucillo

 

Era da qualche anno che una crisi di governo non si ripresentava… ne stavamo quasi dimenticando esistenza e possibilità! Alfine è stata evocata ed innescata e si è proposta a noi, tra l’altro con grande spolvero di quotidiani e trasmissioni radio e TV. Come ai bei vecchi tempi. Ogni anno ci sono Pasqua, Ferragosto, Natale… e la crisi di governo.

Un ticchettio del tempo confortevole ed emozionante, scandito da un lessico familiare che ritrova se stesso decennio dopo decennio, irriformabile quasi come la Costituzione italiana. Il brivido dell’ignoto, il franco tiratore appostato all’ombra del cespuglio, il presidente della Repubblica con sguardo severo ma paterno che affida il mandato esplorativo all’avventuriero di turno. Si respira aria di cospirazione durante la crisi di governo, all’ombra dei titoli dei quotidiani (sempre gli stessi, provare per credere) ti pare possa accadere qualsiasi cosa. E così via passano ore, giorni, il brusio della politica confonde il cittadino che ogni sera, davanti al TG, esprimendo il proprio voto virtuale, si sente democraticamente coinvolto nella formazione dell’esecutivo, secondo uno schema prediletto tra i patrii luoghi comuni: sessanta milioni di commissari tecnici durante i mondiali di calcio, sessanta milioni di presidenti della Repubblica durante la crisi di governo. Sessanta milioni meno uno: il presidente del consiglio in pectore. Poi le nebbie si diradano, il prescelto scende in Parlamento, un’ultima suspence avvolge la chiama della fiducia e poi… finalmente la crisi è risolta. Abbiamo un governo! E possiamo coricarci sereni e soddisfatti, da domani sotto questo cielo anni Ottanta il debito pubblico potrà ricominciare a salire, la sperequazione ad affliggere le classi operaie, la questione meridionale ad essere al centro dell'(in)azione di governo… certi che non mancherà molto prima di respirare l’aria della prossima inevitabile, inebriante crisi di governo.

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