Va Crucis fra Tabor e Calvario

di Sebastiano Cecco e Nicholas Pellizer

 

La Via Crucis vuole richiamare all’attenzione di noi tutti un cammino verso la vita che sovverte la logica dell’autoaffermazione e dello scarto per fare spazio a quella dell’ospitalità e del farsi carico delle povertà e delle fragilità proprie e altrui. È la via lungo cui fioriscono le Beatitudini del Regno, annunciate e vissute dal primo e vero Beato, Gesù Cristo

«Gesù – ha detto papa Francesco – manifesta la volontà di Dio di condurre gli uomini alla felicità. Questo messaggio era già presente nella predicazione dei profeti: Dio è vicino ai poveri e agli oppressi e li libera da quanti li maltrattano. Ma in questa sua predicazione Gesù segue una strada particolare: comincia con il termine “beati”, cioè felici; prosegue con l’indicazione della condizione per essere tali; e conclude facendo una promessa. Il motivo della beatitudine, cioè della felicità, non sta nella condizione richiesta – per esempio, “poveri in spirito”, “afflitti”, “affamati di giustizia”, “perseguitati”… – ma nella successiva promessa, da accogliere con fede come dono di Dio. Si parte dalla condizione di disagio per aprirsi al dono di Dio e accedere al mondo nuovo, il “regno” annunciato da Gesù. Non è un meccanismo automatico, questo, ma un cammino di vita al seguito del Signore, per cui la realtà di disagio e di afflizione viene vista in una prospettiva nuova e sperimentata secondo la conversione che si attua. Non si è beati se non si è convertiti, in grado di apprezzare e vivere i doni di Dio» (Angelus in piazza San Pietro, domenica 29 gennaio 2017).

Le nove stazioni proposte in questo Venerdì Santo ci hanno fatto riscoprire le vite di persone che, accogliendo le parole di Gesù, hanno fatto delle Beatitudini la loro missione di vita.

«Signore Gesù, siamo giunti in questa nostra Cattedrale dopo aver fatto memoria della Via Crucis che hai percorso per giungere al luogo del Golgota dove sei stato crocifisso. Idealmente la nostra Via si è intrecciata alla Tua Via […] abbiamo meditato sul programma di vita e di felicità che un giorno, sul monte delle Beatitudini, hai proposto ai tuoi discepoli» è l’inizio della preghiera recitata dal nostro vescovo mons. Giampaolo Crepaldi, che prosegue contrapponendo i due monti, quello del Golgota e quello delle Beatitudini, in un confronto tra un luogo di sofferenza e liberazione e uno di vita e speranza.

«Un grazie affettuoso ai miei Giovani dell’Azione cattolica e a tutti i giovani di altre associazioni, movimenti e cammini che hanno contribuito ad organizzare questo appuntamento di preghiera comunitaria» dice il neopresidente dell’Azione cattolica di Trieste Gianguido Salvi al termine della Via Crucis cittadina organizzata dal Settore Giovani dell’Associazione.

Quest’anno, infatti, tutti i giovani della diocesi, grazie alla volontà dei due nuovi vicepresidenti di Settore Sebastiano Cecco e Nicholas Pellizer e a tutta l’équipe del Settore Giovani stesso, mediante il direttore del Servizio di Pastorale giovanile don Davide Chersicla, sono riusciti a coinvolgere attivamente tutti i movimenti, associazioni e cammini attraverso i loro giovani, nella realizzazione della Via Crucis. Hanno collaborato con il contributo alla preghiera e i commenti di ogni stazione la Federazione universitaria cattolica italiana, la Federazione scout d’Europa, i giovani del Rinnovamento nello Spirito Santo, l’Associazione guide e scout cattolici Italiani, i giovani del Cammino neocatecumenale, i giovani del Movimento dei Focolari e il Movimento eucaristico giovanile.

Il vescovo conclude la sua preghiera con un ricordo alla Chiesa copta, vittima di attentati, l’ultimo durante la celebrazione della Domenica delle Palme.

I giovani dell’Azione cattolica, nel proporre al termine della Via Crucis cittadina l’intenzione della tradizionale colletta, hanno voluto essere particolarmente vicini alla popolazione della Siria che vive dal 2011 una tremenda guerra civile. Per questo i soldi raccolti (€ 1.632,27) verranno devoluti ai frati francescani della Custodia di Terra Santa, impegnati a custodire i Luoghi Santi della Redenzione, ed a prendersi cura delle “pietre vive” della Terra di Gesù.

Il presidente Gianguido Salvi ha concluso il suo intervento portando a tutti gli auguri dell’Azione cattolica di Trieste con le parole di Giuseppe Ungaretti, che aveva letto nelle sofferenze di Cristo il suo desiderio di «beatitudine» per noi suoi figli. «Cristo, pensoso palpito,/ Astro incarnato nell’umane tenebre,/ Fratello che t’immoli/ perennemente per riedificare/ umanamente l’uomo,/ Santo, Santo che soffri,/ Maestro e fratello e Dio che ci sai deboli,/ Santo, Santo che soffri/ per liberare dalla morte i morti/ e sorreggere noi infelici vivi,/ d’un pianto solo mio non piango più,/ ecco, ti chiamo, Santo,/ Santo, Santo che soffri».

Torna in alto