Intransitivo passivo

di Arturo Pucillo

 

Leggendo qua e là sui quotidiani locali, più o meno social e più o meno hard copy, mi sono imbattuto nel seguente titolo: «Astensione passiva, Trieste Libera: “Grande risultato 52,6% degli elettori ci hanno appoggiato”». Mi ha fatto riflettere, come credo molti altri, in quanto l’astensione può certamente avere una componente di volontà e decisione (pensiamo all’astensione religiosa nei tempi forti), ma la storia recente dimostra come l’astensione dalle elezioni è direttamente proporzionale alla distanza nel tempo dall’immediato secondo dopo guerra, quando le ferite di chi la libertà e la democrazia l’avevano conquistata con il sangue, altro che con l’astensione!, erano ancora aperte.

Si potrebbe obiettare che adesso la gente è stufa della politica che pensa al proprio interesse e si dimostra incapace di guidare il paese e finanche una città verso il lido del benessere e dell’onestà. Io risponderei che negli anni Settanta e Ottanta la gente aveva ben compreso, prima di Mani Pulite, che la disonestà stava dilagando nella politica anche locale. E perché le percentuali di voto erano comunque molto più alte? Gli elettori erano stufi allora, lo sono anche adesso. E infatti, chi ha qualche anno in più vota ancora oggi, mentre a mancare è il voto dei più giovani. Allora cosa significa intestarsi il non voto, l’astensionismo di oggi? Significa intestarsi il prodotto di una cultura declinante, che insegna ai giovani a rifugiarsi nella non azione accarezzando il proprio disinteresse o, nella migliore delle ipotesi, offrendo la sponda ad un’autogiustificazione per la propria contrarietà alla politica corrente (chi se non i giovani dovrebbe impegnarsi a cambiare le cose se non gli vanno, invece che astenersi?). E poi c’è Stanislav Petrov (articolo su corriere.it), che con la sua astensione, in una lontana notte di trent’anni fa, quando il maligno errore di uno strumento indicò l’approssimarsi dell’apocalisse nucleare americana sull’Unione Sovietica, evitò una catastrofica reazione… che a sua volta sarebbe stata determinata da chi era abituato ad agire sempre e comunque, lontano anni luce dal concetto di astensione, passivo nel suo essere attivo. Il mondo è bello perché è vario.

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