A luci spente

di Mario Ravalico

 

Sono passati appena pochi mesi da due importanti ricorrenze che hanno riguardato la nostra Diocesi e hanno coinvolto la nostra Associazione: il 70° anniversario del martirio del beato Francesco Bonifacio (11 settembre) e l’8° anniversario della sua beatificazione (4 ottobre). Due ricorrenze che, per la loro valenza e significato, non potevano né dovevano passare in sordina. Per capire la portata e il significato di questa circostanza, va detto che don Francesco, dopo il patrono san Giusto, è l’unico beato/santo che appartiene alla nostra Chiesa diocesana. Non so se di questo ce ne rendiamo sempre pienamente conto.

A livello di Chiesa diocesana si sono potute notare due sole iniziative significative: il pellegrinaggio diocesano dello scorso 4 giugno sui luoghi in cui il beato Francesco ha svolto il suo servizio sacerdotale (Cittanova, Crassiza, Grisignana) con la celebrazione della santa messa a Crassiza presieduta dal nostro vescovo. La seconda è stata la santa messa celebrata sempre dal vescovo nella cattedrale di San Giusto l’11 settembre, giorno della memoria liturgica, con una folta partecipazione di fedeli. Quello che non si poteva non vedere era la presenza sull’altare accanto al vescovo, oltre che di due diaconi, di soli due sacerdoti della nostra diocesi (un altro guidava il coro che accompagnava la liturgia), oltre ad un sacerdote croato venuto da Fianona, appartenente alla diocesi di Parenzo e Pola, devoto alla figura sacerdotale di don Bonifacio.

Non altro, non un incontro di riflessione sull’attualità della figura di questo nostro beato, o un approfondimento sulle sue omelie e catechesi, semplici ma interessanti ed ancora attuali, e sono davvero tante. Nulla di tutto questo, come se don Francesco non appartenesse alla nostra Diocesi e alla storia di questa nostra Chiesa locale.

Lo stesso settimanale diocesano non ha speso nemmeno una parola, un servizio, un ricordo su don Francesco né in occasione dell’anniversario del suo martirio né tanto meno nella ricorrenza della beatificazione, a parte una breve nota, peraltro non completa, sulla celebrazione del 4 giugno fatta dal nostro vescovo a Crassiza, tralasciando completamente tutto ciò che riguardava l’andata a Cittanova e il significativo incontro con il parroco del luogo e, nel pomeriggio, la sosta per la preghiera a Grisignana, luogo molto significativo perché da qui iniziò il calvario del martire.

È strano e anche stonato tutto questo. Anche se c’è da ricordare come invece diverse parrocchie della nostra Diocesi, in via autonoma, hanno proposto ai fedeli delle loro comunità momenti importanti di riflessione, di preghiera, di studio: si può ben dire che in questi casi la figura del beato don Francesco si è sentita presente, a portata della gente interessata a conoscere la vita e il suo martirio. Ed è da notare come questo interesse non abbia riguardato solamente le persone di una certa età, ma anche fasce di giovani e di giovanissimi. Così, partendo già dal mese di febbraio dello scorso anno, il decanato di Roiano ha proposto, nell’ambito dell’anno della Misericordia, una riflessione di don Antonio Bortuzzo sul perdono partendo dall’ultimo giorno di vita del beato in cui ha ricevuto e dato a sua volta la misericordia del Signore.

Nel mese di giugno la figura del beato ha coinvolto la parrocchia di San Nazario, poi quella di San Gerolamo (luogo che vede la presenza mensile della preghiera del GRUPPO AMICI DI DON FRANCESCO), poi la parrocchia di Muggia Vecchia, poi ancora quella della Beata Vergine Addolorata e quella di Santa Caterina in occasione dell’anniversario della beatificazione. Per arrivare infine a quella dei Santi Pietro e Paolo dove, nel giorno dell’Immacolata – per l’Ac la festa dell’adesione – i giovani e i giovanissimi, assieme a tutta la comunità parrocchiale, hanno vissuto momenti intensi di partecipazione e di emozione, con la lettura degli ultimi momenti della vita del beato e con lo scoprimento di un grande dipinto sul martirio di don Francesco, realizzato dall’artista Klara Benussi.

Sicuramente tutto questo ha fatto crescere in una vasta parte dei fedeli della nostra diocesi la conoscenza del beato Francesco, la sua figura, la sua storia e la diffusione del suo culto.

Per noi dell’Ac forse il momento più alto che abbiamo vissuto è stata la numerosa partecipazione alla solenne celebrazione svoltasi il 10 settembre scorso a Crassiza, presieduta dal vescovo diocesano mons. Kutleša, che ci ha accolto con gioia e riconoscenza per aver donato il monumento in ricordo di don Francesco, realizzato sulla strada proprio nel punto in cui egli venne arrestato. L’aver partecipato a quella liturgia, mescolati assieme ai fedeli del luogo, con cui da tempo ci si relaziona in amicizia, con la presenza di una quarantina di sacerdoti che facevano corona al vescovo, e soprattutto con la benedizione del monumento, tutto ciò ha rappresentato un indimenticabile momento, potremmo dire storico, di riconciliazione ecclesiale e anche sociale e civile. Un momento forte insomma, che la gente del luogo ha percepito in tutta la sua profondità. «Avete avuto un grande coraggio e determinazione a realizzare quel monumento, sulla strada non in chiesa, che ora rimarrà per sempre»: così ci ha detto più di una persona quel giorno vedendo il monumento in ricordo del martirio di don Francesco. Quasi una volontà collettiva di rimettere al centro della loro vita comunitaria e civile questa importante e semplice figura di prete che, per troppo tempo, è stata volutamente ignorata ufficialmente ma che si sente ancora oggi presente tra la sua gente.

Ed è interessante constatare, proprio sul versante del recupero di una rinnovata memoria, come gli stessi organi di informazione dell’Istria, croati e italiani, a cominciare dalla TV croata e da TeleCapodistria, al quotidiano «La Voce del Popolo» e la stessa stampa croata, hanno dato un rilievo a questo 70° anniversario, con più momenti ed iniziative di ricordo, che nessuno avrebbe mai immaginato. Per non parlare della diocesi di Parenzo e Pola che ha voluto dare una nuova svolta alla diffusione in Istria del culto al beato Francesco Bonifacio, affiancandolo al beato Miroslav Bulešić di cui quest’anno ricorderemo il 70° del martirio. Negli articoli sul mensile diocesano «Ladonja», sul sito della Diocesi, nel libro in croato sulla vita di don Francesco, è stata sempre rimarcata la sua fedeltà al Vangelo e alla gente affidatagli, soprattutto ai suoi giovani e alle ragazze che aveva voluto organizzare nell’Azione cattolica, della quale da sempre era innamorato.

Sarebbero tante ancora le considerazioni da fare, ma una mi sembra assolutamente fondamentale per la parte che ci riguarda come Ac. Credo possiamo dire, non senza una punta di soddisfazione, ma anche con molta consapevolezza, che l’Ac di Trieste è stata il vero tramite perché, qui nella nostra Diocesi ed anche in quelle di Parenzo e Pola e di Capodistria e non solo, la memoria e il ricordo del beato Francesco non andassero perduti. La nascita del Gruppo Amici di don Francesco (alla fine del pellegrinaggio del settembre 2013), il mosaico all’altare del S.S. Sacramento nella chiesa di San Gerolamo a Chiarbola (benedetto nell’aprile del 2015 dal vescovo mons. Crepaldi), le diverse pubblicazioni sul beato e la loro presentazione a Trieste in diverse occasioni e anche in parecchie comunità italiane dell’Istria, le celebrazioni di Crassiza con le presenze dei vescovi emeriti di Trieste mons. Eugenio Ravignani e di Parenzo -Pola mons. Ivan Milovan, e con la solenne celebrazione e la benedizione del nuovo monumento con il vescovo mons. Dražen Kutleša, la solenne celebrazione della santa messa a Pirano con la benedizione di mons. Ravignani di una lastra di marmo con il Buon Pastore in ricordo del battesimo di don Francesco, presente il vescovo di Capodistria mons. Jurij Bizjak, e tante altre iniziative ancora non concluse, senza dimenticare la serata in onore al nostro Beato di rassegna dei cori parrocchiali dell’Istria nel gremito palazzetto dello sport di Pisino. Sono tutti segni importanti di un’attenzione profonda e convinta per la quale l’impegno e l’azione della nostra Associazione è stato fondamentale.

Sta a noi ora impegnarci perché questa attenzione, unita alla preghiera costante e fervida, non si esaurisca ma, anzi, cresca, si allarghi, continui e, come ci ricorda il vescovo mons. Kutleša, «faccia ottenere al più presto il segno di Dio – un miracolo – perché il Beato Francesco Bonifacio ed il beato Miroslav Bulešić siano proclamati santi».

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