Cent’anni di AC

di Mario Ravalico

 

Alcune settimane fa, dopo una vita lunga quasi un secolo, è morta Maria Trevisan Trebiciani.

Ricordare chi è stata Maria, per l’Azione Cattolica è quasi un dovere morale, non solo per ricordarla e renderla ancora presente tra noi, ma specialmente per far conoscere ai più giovani una bella figura di donna, di cristiana, di animatrice dell’associazionismo cattolico cittadino, di aderente all’AC della quale appartenenza è stata sempre molto orgogliosa.

Ricordo le prime volte che la incontrai, all’inizio degli anni ’90. Nell’assemblea diocesana del 1992 ero stato eletto presidente dell’AC e, qualche tempo dopo, al mio rientro definitivo a Trieste da Roma, iniziai i vari incontri già programmati e quelli che stavo programmando, tra questi anche l’incontro con i presidenti delle associazioni parrocchiali. Era per rendermi conto della struttura dell’associazione, per avere il polso di essa. Ho presenti diversi volti di persone di quello che per me era uno dei primissimi incontri; sarei tentato di fare qualche nome, rischiando di dimenticarne tanti altri: Anna Maria Valle dell’assoziazione parrocchiale Sacra Famiglia, Adriana Rupnik di Sant’Antonio Taumaturgo, Giorgio Grego di Roiano, Ines Grio della Madonna del Mare, Guerrino Righi della B. V. del Rosario, Augusta Loffredo dei Ss. Pietro e Paolo, Mario Righi di san Vincenzo, Luisa Donati dell’Immacolato Cuore di Maria. C’era anche Maria Trebiciani di San Giovanni decollato. Di Maria mi colpirono subito il sorriso e la partecipazione attiva, sempre, in ogni occasione era presente e sapeva portare la sua parola e il suo contributo alle diverse tematiche trattate: non si tirava mai indietro, sapeva partecipare con la sua determinazione ed autorevolezza, ed anche con il suo equilibrio, sempre rispettosa delle idee e delle proposte degli altri, con le quali sapeva confrontarsi in modo intelligente. Insomma, in quegli incontri, e non solo, era un punto di riferimento preciso per tutti, per l’associazione, e anche per me che dovevo imparare molte cose.

All’inizio, la mia conoscenza di Maria Trebiciani era circoscritta nell’ambito dell’Azione Cattolica; non sapevo molto di più di lei, della sua vita, della sua professione, delle sue battaglie per recuperare e valorizzare sempre più la donna, in un’ottica cristiana. Le sue erano vere battaglie, che dovevano necessariamente confrontarsi con quelle portate avanti da altre donne, altrettanto significative e determinate, ma che avevano altri valori a cui ispirarsi.

Da presidente del Centro Italiano Femminile, e prima ancora da responsabile provinciale dell’AIMC (l’associazione dei maestri cattolici), dovette entrare nelle discussioni e nei confronti in atto su due grandi temi che dividevano – e divisero – la società e il mondo cattolico, anche a Trieste, – il referendum sul divorzio prima e quattro anni più tardi la legge sull’aborto. Temi molto delicati, difficili anche, ma che Maria Trebiciani mai mise da parte, anzi, con coraggio affrontò il dibattito portando quel suo specifico contributo che veniva dall’essere donna, prima di tutto, e poi cristiana impegnata in ambito ecclesiale e contemporaneamente in quello civile. E non era sicuramente facile allora coniugare il proprio impegno ed equilibrio in queste due realtà. Ma lei lo fece e ci riuscì, pienamente.

Insomma, oggi diremo una vera laica cristiana, adulta, matura, partecipe di tutte le vicende umane, senza complessi di inferiorità a nessuno, consapevole che quella sua forza e determinazione provenivano da una vita cristiana vera, vissuta con intensità nella sua famiglia, nella sua parrocchia e, all’interno di questa, nell’esperienza associativa dell’Azione Cattolica. Che per lei fu sempre fondamentale, fino agli ultimi giorni.

Per questo, credo, chi l’ha conosciuta, può cogliere il segno profondo del solco che Maria ha lasciato nel suo passaggio terreno, a San Giovanni, come a San Giacomo e nella stessa città. E per questo, come Azione Cattolica, le diciamo: GRAZIE Maria!

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