DIALOGHI 2/2019

di Andrea Dessardo

Esce in questi giorni il n. 2/2019 di «Dialoghi», il trimestrale promosso dal Centro studi e dagli istituti culturali («Bachelet», «Toniolo» e «Paolo VI») dell’Azione cattolica, di cui sono coordinatore di redazione.

Il numero, il cui dossier è intitolato Il potere della comunicazione, è il terzo di una serie che, a partire dal n. 4/2018, vuole offrire ai lettori alcuni strumenti per leggere la realtà complessa in cui siamo immersi, la realtà di un’epoca di “crisi”, in senso letterale: siamo alla fine di un ciclo storico senza che sia ancora possibile avere un’immagine chiara del nostro approdo; il mondo cui eravamo abituati è in disfacimento, ma non abbiamo messo ancora piede su una nuova “terra promessa”. Il n. 4/2018 ha spiegato questa situazione con il desiderio di Farsi Dio, di sostituire ciò che è sacro (e tutto ciò che rappresenta, in senso anche culturale e antropologico) con una proiezione smisurata dell’umano: i nodi problematici che quel fascicolo aveva individuato riguardavano lo sviluppo accelerato e apparentemente irrevocabile della tecnica e la riduzione della salvezza a fatto puramente immanente, a questione medica e scientifica, ma anche, banalmente, a salutismo, wellness, fitness, alla manipolazione del corpo, che si manifesta volgarmente anche nella moda dilagante dei tatuaggi e dei piercing.

Nello scorso numero, il n. 1/2019, l’attenzione si era concentrata sulla perdita della memoria storica, sul vivere sempre schiacciati sulla contemporaneità o anzi nell’indeterminatezza di un futuro che si preannuncia ostile; in particolare si era posto l’accento sulla nostra grande disillusione, dal momento che siamo chiamati a vivere – fatto nuovo per almeno gli ultimi settant’anni – in una fase che è economicamente e culturalmente più povera rispetto a quella precedente, con la spiacevole sensazione di essere vittime di una grande ingiustizia. Il n. 1/2019 era intitolato Il futuro: tra promesse e illusioni e denunciava quanto sia prostrata, ma anche pericolosamente avvelenata, una generazione che si percepisca come tradita.

Bene, sul n. 2/2019 la riflessione si sposta su un tema molto dibattuto e di grande attualità, quello dello strapotere dei media (Il potere della comunicazione). Il dossier, curato da Gianni Borsa, direttore di «Segno», e da Donatella Pagliacci, docente di Filosofia morale all’Università di Macerata, si articola come di consueto su sei contributi. Nel primo Carla Danani, professoressa di Filosofia politica a Macerata, ragiona sull’ambivalenza di quello che lei chiama il «mito della trasparenza» che, sostenuto quale toccasana della democrazia e del controllo dei cittadini sulle manovre di potere, può rivelarsi al contrario un ostacolo alla libertà del giudizio, dal momento che troppi dati, lungi dal favorire la comprensione di problemi complessi, fungono spesso da cortina fumogena; e altresì – come si è visto in Italia in tempi recenti – un dibattito condotto tutto “alla luce del sole” tende a isterilirsi e svuotarsi. Il punto è poi approfondito da Fabio Bordignon e Luigi Ceccarini, politologi dell’Università di Urbino. Il commissario dell’Agcom Mario Morcellini, già ospite lo scorso 14 giugno di un seminario dell’Istituto «Bachelet» su Comunicazione, politica, emozioni, si sofferma a illustrare gli effetti di una comunicazione pervasiva su soggetti fragili come i più giovani, la cui vita intellettuale e affettiva, anche la più intima, è vissuta in gran parte sui social media: Morcellini parla addirittura di postsocializzazione e di nuova percezione dei valori. Chiudono il dossier la riflessione di Marco Rizzi, studioso di Letteratura cristiana antica, sul potere della parola alla luce dei significati di essa nelle Sacre Scritture e nel suo uso liturgico, il “glossario” che Nicoletta Vittadini ha stilato per comprendere alcune delle dinamiche distorsive dell’informazione sui social network, tarati da echo chambers, filter bubble e generale omofilia e un fresco dialogo a tre fra il direttore di «Avvenire» Marco Tarquinio e altri due giornalisti, Andrea Silla e Vincenzo Corrado.

Tra le altre rubriche che compongono questo bel fascicolo di «Dialoghi» segnalo l’editoriale di Piergiorgio Grassi dedicato alle recenti elezioni europee, e, per restare in tema, il ritratto che i suoi amici hanno fatto di Antonio Megalizzi, il giovane giornalista radiofonico ucciso a Strasburgo lo scorso dicembre per mano dell’ennesimo terrorista islamico.

Visto il tema, consiglio di dare un’occhiata al nuovo sito (www.rivistadialoghi.it) in rete da maggio.

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