Far sentire a casa

di Lisa Buonanno

 

Anche l’Acr ha le sue tradizioni: come ogni anno, il 2016 si è aperto con il mese della pace, periodo in cui solitamente i ragazzi, aiutati dagli educatori nelle parrocchie, si prendono a cuore una realtà di difficoltà e di fatica che coinvolge i loro coetanei, vicini e lontani, e si impegnano concretamente per un piccolo cambiamento all’insegna della solidarietà. L’iniziativa di pace che vede e rende protagonisti i più piccoli dell’Associazione viene ideata e promossa dal centro nazionale dell’Azione Cattolica: «La pace è di casa», slogan del mese che si è appena concluso, amplia ulteriormente il panorama di progetti che l’Acr ha realizzato negli anni passati (qualcuno si ricorderà sicuramente di «Dai vita alla pace», «La pace soffia forte», «Dai luce alla pace», «La pace ha tutti i numeri»…).

Invita a porre l’attenzione su uno scenario delicato, di cui i ragazzi sentono parlare molto in maniera contraddittoria e che tutti, grandi e piccoli, devono imparare a leggere per non cadere nella facile rete dei pregiudizi, degli stereotipi e della paura: la tematica più che mai attuale della migrazione di uomini, donne e bambini, che approdano sulle coste siciliane dopo aver attraversato il deserto e il mare con la speranza di trovare un luogo dove iniziare una vita migliore. I ragazzi dell’Acr sono chiamati dunque a sostenere una proposta di accoglienza dei migranti nell’area di Agrigento, una proposta che intende collaborare con gli istituti già operanti sul territorio con l’obiettivo dell’integrazione: per contribuire a finanziare l’iniziativa di accoglienza, i ragazzi hanno potuto acquistare un gadget, cioè una tazza che rappresenta la serenità di una casa, alla festa della pace, momento culminante della riflessione sul tema dell’anno, svoltasi a Trieste sabato 30 gennaio negli spazi della parrocchia di Santa Caterina da Siena. Un ritrovo, certo, per parlare di un tema così complesso e sfaccettato, ma sempre a misura di ragazzo e di bambino: quindi, giochi, attività e balli sulle note degli inni Acr proposti da una grintosa AcrBand e Santa Messa celebrata assieme ai genitori dall’assistente diocesano dell’Acr don Mattia Galej.

Presenti allora tutti gli ingredienti per una bella festa in stile Acr, ma mescolati con una nuova formula dall’équipe organizzativa e dagli amici coinvolti nella preparazione, sempre attenti alle risposte e alle esigenze dei ragazzi delle diverse fasce d’età (piccolissimi, 6-8, 9-11 e 12-14): due momenti separati, uno per i più grandi, uno per i più piccoli, in modo da condurre i lavori, l’ascolto e la riflessione con maggior accuratezza e sensibilità in ogni arco d’età. I ragazzi dei due gruppi hanno dapprima assistito, per poi rielaborarle attraverso altre modalità, ad alcune brevi scene impersonate dagli educatori riguardanti il sorriso, l’aiuto che si può dare «facendo qualcosa con le nostre mani» e la costruzione di una casa comune, cioè di uno strumento di accoglienza che educhi a tutte le età al rispetto reciproco, all’accompagnamento, alla comprensione, all’ascolto, alla speranza e alla misericordia. Durante la celebrazione a conclusione della giornata, don Mattia ha voluto fortemente sottolineare il gesto dello scambio di pace, dov’è possibile accogliere il nostro fratello stringendogli la mano, guardarlo negli occhi e sorridergli per farlo sentire a casa, e ha invitato tutti a non scordare il legame tra le tre azioni: anche questo può essere un sistema per continuare a ricordarsi durante l’anno dell’iniziativa dell’Acr e per allenare i nostri cuori e le nostre menti alla cultura della pace. Non è mai troppo tardi per iniziare.