collage aderenti

Fare il bene #ACasa!

di Arturo Pucillo

Nessuno di noi avrebbe potuto prevedere una simile evoluzione della storia: il nostro vivere quotidiano, scandito dalle consuetudini che spesso ci siamo detti essere un fardello per la nostra vita di cristiani, è letteralmente squassato da un microrganismo invisibile, insidioso, imprevedibile. Qualcuno non può lavorare, il che significa non guadagnare quel che serve per programmare il futuro.

Qualcuno invece lavora in prima linea, sperimentando personalmente l’aspetto più drammaticamente evidente del virus: la malattia senza freni, finanche la morte corporale. Qualcuno si trova a dover fronteggiare nuove dinamiche familiari, bambini piccoli da intrattenere, chiusi in casa per settimane, senza abdicare al ruolo educativo e formativo che va al di là della mera sopravvivenza. Qualcuno, che stava vivendo una fase di fatica relazionale col proprio coniuge o con qualche familiare, adesso nella convivenza forzata e continua può precipitare in una deflagrante frattura.

Qualcuno, infine, potrebbe essere toccato personalmente o molto da vicino da questa malattia che ti toglie il respiro e impedisce a chiunque di manifestare l’amore per l’altro con gesti anche semplici e scontati: un abbraccio, una carezza, una semplice stretta di mano. Per molto tempo ancora, probabilmente, ci sarà negata la celebrazione eucaristica, fons et culmen della vita cristiana, cardine intorno al quale si sviluppa, nella storia, la storia della Chiesa, di noi quali fratelli in Cristo.

In questo frangente eccezionale, siamo chiamati: semplicemente, ad esserci. L’Azione Cattolica, che nelle sue radici ha la promozione umana nell’evangelizzare, nel testimoniare lo spirito di comunione degli Apostoli, nel dire a tutti parole profetiche di fede, speranza e carità, risponde pienamente a questa chiamata. Pur non potendo materialmente riunirsi i diversi gruppi diocesani e parrocchiali, in tutta Italia fioriscono iniziative di sostegno, supporto, incontro telematico, raccolte di fondi, condivisione di sussidi di preghiera e formazione, per ragazzi, giovani, adulti e “adultissimi” (come sono chiamati in gergo associativo gli adulti verso la terza età).

Anche la nostra piccola associazione diocesana di Trieste sente il desiderio di attivarsi in questo fecondo ribollire di idee. Innanzitutto, pur se colti da questa onda di piena della storia nel pieno dei consueti passaggi di responsabilità a cadenza triennale, abbiamo costituito gli incarichi direttivi principali: la presidenza, per cui ringrazio Luca Tedeschi ed Emiliana Bordini (vicepresidenti per il Settore Adulti), Nicholas Pellizer e Sofia Peinkhofer (vicepresidenti per il Settore Giovani), Eliza Zanini e Beatrice Vecchiet (responsabile e vice per l’Azione Cattolica dei Ragazzi), oltre a Stella Ticini (segretaria diocesana). A loro va il mio (meglio, di tutta l’AC) grazie per la disponibilità immediata a mettersi al servizio dell’associazione e dei suoi obiettivi. Di fianco alla presidenza c’è il Consiglio diocesano, l’organo che delinea gli orizzonti associativi perché delegato dall’assemblea degli aderenti: grazie quindi anche a Mirano Sancin, Nicoletta Piemonte, Giacomo Gallo, Mauro Aiuto, Rosaria Napolitano, Simone Deidda e Maria Letizia Iacopich, che siedono nel Consiglio assieme ai membri della presidenza e già stanno dando prova di amore per l’associazione, che è intrinsecamente amore per la Chiesa. Non dimentichiamo i nostri assistenti, don Antonio Bortuzzo, don Davide Chersicla e don Mattia Galej, sigillo dello stretto rapporto che lega l’AC al Vescovo.

Ora possiamo affrontare le prime sfide che abbiamo davanti: prima di tutto contribuire in ciò che ci viene meglio, ovvero creare e alimentare relazioni vere, farlo bene e preparati. E già le videoconferenze incrociate attraversano l’etere riscaldando il cuore della nostra associazione, anche solo tra un gruppo di giovanissimi che assieme assistono alla celebrazione eucaristica in streaming. Intanto, offriamo una testimonianza che noi, #ACasa, ci stiamo con un sorriso, con molti colori, in cucina, in salotto, sul divano, da soli o in famiglia, in 2 o in 5. Un mosaico di volti e storie che non vedono l’ora di riattivare la speranza e la fiducia nell’uomo. E dare una risposta d’amore alla paura.