In ricordo di Mario Righi

Pubblichiamo il testo del saluto tenuto nel corso della messa esequiale dalla moglie Maria l’11 febbraio nella chiesa del cimitero di Sant’Anna e, di seguito, il ricordo scritto da Claudio Vardabasso, già pubblicato su «Vita Nuova» del 10 febbraio u.s.

 

di Maria Loss Righi

Cari amici tutti,

da chi non riusciamo a identificare in fondo alla chiesa, fino ai sacerdoti concelebranti con il vescovo emerito mons. Ravignani. Esprimo il grazie della famiglia di Mario per la vostra presenza così partecipe.

Come è vissuto, così Mario semplicemente ha concluso i suoi anni su questa Terra. Ognuno di voi conserva nel cuore i ricordi che fanno parte della sua vita in cui Mario è stato un segno, silenzioso, attento e premuroso. Una persona su cui si poteva contare per una confidenza, una difficoltà. Una certezza.

Da fanciullo aveva appreso l’arte del servizio disinteressato della comunità dei frati francescani di via Rossetti, all’oratorio, nell’Azione cattolica e al Centro sportivo italiano. Un laico man mano fattosi adulto competente nello svolgere mansioni di fiducia. Quindi il lavoro durato a lungo presso il Consorzio agrario di Trieste e impegnato come economo in due case di riposo della Diocesi e nel Seminario vescovile.

Tanti anni pure in Curia all’Ufficio diocesano sostentamento del clero.

Anche le madri benedettine finché sono rimaste in città hanno avuto in lui il necessario collegamento con gli uffici pubblici.

Nella parrocchia di San Vincenzo che ci ha accolti quaranta anni fa, ha svolto il compito di gestire il teatro «Silvio Pellico» e di volta in volta quanto gli veniva chiesto anche come membro del Consiglio parrocchiale per gli affari economici.

La famiglia che avevamo formato quarantotto anni fa lo ha trovato sempre presente con i figli prima e oramai da anni con i tanti nipoti, fonte per lui di gioia serena.

Una vita, quella di Mario, nella Chiesa e per la Chiesa, dalla quale anche come coppia abbiamo ricevuto il meglio per la nostra personale crescita e per quella dei figli nell’Azione cattolica e nell’Agesci.

La consolazione negli impegni c’è sempre stata al punto che agli occhi di tanti la parentela spirituale diventava parentela fisica. Ci sembrava un buon segno che questi figli spirituali apparissero figli e basta. Potevamo ritenerla una vocazione e magari lo è stata.

Ora Mario riposa in pace dopo le sue tante fatiche; uomo di pace, di sport, di fraterna collaborazione. A noi sua famiglia l’impegno di onorare la memoria con la nostra vita.

Perdonateci se non riusciremo a salutarvi tutti.

Il suo corpo stanco e innocente verrà sepolto al campo 3 presso il quale potremo trovare ancora serenità e fiduciosa speranza nella vita eterna.

 

di Claudio Vardabasso

Domenica 29 gennaio – quella delle Beatitudini – al posto della moglie a casa con l’influenza, in fondo alla chiesa, alla messa delle 11.30 ha assegnato il compito di lettore ad alcune persone. Da lunedì è stato colto da febbre alta, mercoledì pomeriggio il Signore lo ha chiamato a sé. Così era Mario Righi, umile e instancabile operaio nella vigna del Signore.

Nato 75 anni fa da una famiglia di origini trentine, aveva ricevuto una solida formazione cristiana nella parrocchia della Beata Vergine delle Grazie tra le fila dell’Azione cattolica, associazione alla quale fu sempre legato e che servì da adulto per diversi mandati come amministratore diocesano. Diplomato ragioniere, svolse per alcuni decenni la propria attività lavorativa presso il Consorzio agrario. Si sposò con Maria Loss, conosciuta in parrocchia, e con essa ebbe tre figli. Lasciato anzitempo il lavoro si dedicò con impegno – era un uomo del sovvenire – alle necessità della Diocesi e della parrocchia di San Vincenzo de’ Paoli, nella quale si era trasferito con la famiglia. Collaborò all’Ufficio di sostentamento del clero, aiutò le benedettine quando erano ancora nell’antica sede, disbrigò pratiche amministrative nelle case di riposo diocesane, gestì con altri sino alla fine il Seminario. Anche a San Vincenzo fu punto di riferimento sicuro, vera “colonna”, specialmente nella gestione del teatro.

Viveva questi numerosi incarichi non tanto come motivo di soddisfazione o di realizzazione personale, quanto piuttosto come modo per manifestare il suo amore per la Chiesa e la comunità cristiana. Discrezione e sobrietà sono state la cifra del suo stile di vita.

Fisicamente sembrava solido come una quercia, ma negli ultimi anni la sua salute conobbe un progressivo cedimento e la sua salite per via San Michele dalla Curia al Seminario si fecero più faticose e diradate. Tuttavia il suo fiducioso affidamento nelle mani del Signore lo aiutò a superare prove ben maggiori, come la scomparsa della figlia Irene.

Tali qualità interiori di bontà e disponibilità lo portarono ad essere punto di riferimento sicuro e di reciproca gioia per i nove nipoti via via venuti al mondo, da Mario junior che studia all’Università ad Elia che sgambetta in casa sua quando i genitori sono al lavoro…

Caro Mario, hai seminato bene, riposa in pace, prega per noi.

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