L’AC ai tempi del colera

di Arturo Pucillo

Per uno di quei curiosi e affascinanti meandri della vita, il placido incedere della storia associativa, scandita ogni triennio dalle liturgie di rinnovo delle cariche di rappresentanza e responsabilità, attraversa quest’anno le turbolente acque di una crisi nazionale ed internazionale a cui siamo poco abituati, la ben nota crisi epidemiologica sanitaria.

Il disorientamento che ne consegue, il forzato semi-isolamento in cui ci troviamo confinati, l’assenza del rassicurante richiamo a riunirsi, trovarsi, fare qualcosa assieme stanno risvegliando in noi risonanze ormai dimenticate. Il desiderio della Santa Messa, a cui non possiamo partecipare, ci incolla al televisore o allo streaming sullo smartphone; la solita riunione del gruppo, o dell’equipe, a cui non potevamo andare la settimana scorsa per altri impegni o per nuove e vecchie fatiche, oggi ci fa sperare che la settimana prossima l’epidemia sia un ricordo e le nostre sere siano di nuovo intasate di impegni associativi; la preghiera del mattino, che era indipendente dal virus ma latitante all’alba dei nostri difficili risvegli oggi è un punto fisso e condiviso di gruppo in gruppo, di chat in chat.


Ecco, in questo frangente giunge il decreto del nostro Vescovo Giampaolo che nomina me presidente diocesano, a suggello del percorso assembleare e consiliare di discernimento e scelta, in cui l’Azione Cattolica ci conduce, guidata dallo Spirito attraverso la preghiera di tanti aderenti. Il tempo delle scelte non è però ancora concluso. Apriamo una nuova pagina da scrivere, come sempre, a tante mani e non può lasciarci indifferenti lo snodo storico appena rievocato: siamo dentro una Chiesa invitata dal Papa sui sentieri della sinodalità e dentro l’AC che vive di dinamiche comunitarie per nutrire il senso di ecclesialità; ma siamo anche dentro una socialità virtualizzata e parcellizzata, che interpella e provoca severamente il nostro tessuto associativo, e non potrebbe essere diversamente visto che questo si stende tra piazze e campanili. Proprio in queste coordinate si rinforza allora in noi il desiderio di comunità, sostenuto dalla preghiera perché il Signore ci conceda ancora grazia e forza. Proprio quando la bussola ci sembrava smarrita, nuovi sogni e nuove prospettive si aprono e le molte ottime cose che l’AC diocesana, le parrocchie, i gruppi hanno fatto in questi ultimi anni possono ricevere nuova linfa ed essere l’inchiostro che scriverà le pagine bianche dell’AC che verrà: il presidente non deve fare altro che assicurarsi che tutti abbiano in mano una penna.

Iniziamo, continuiamo il nostro cammino ricordando che il Signore non è “venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori” (Mc 2, 17), e l’Azione Cattolica non deve dimenticare lo spazio in cui vive la propria opera: portare e riportare Cristo all’uomo in forme innovative, con tenacia ed equilibrio, ricordando che non l’uomo converte l’uomo ma l’uomo attira l’uomo a Dio, la cui volontà è di “ricapitolare in Cristo tutte le cose” (Ef 1, 10). In ogni tempo che ci è stato donato e per il quale noi siamo dono, anche e soprattutto qui, oggi. Duc in altum, Azione Cattolica!


Arturo Pucillo
presidente diocesano