L’imprevedibile prevedibilità di Covid-19

di Lorenzo Klun

Chi sta leggendo questo articolo provi per un attimo a immaginare se, un po’ di tempo fa, qualcuno avesse previsto l’epidemia di Covid-19.

Se questo qualcuno avesse visto in una sfera di cristallo, o nei tarocchi, da dove sarebbe arrivato il virus che da qualche mese ci fa compagnia e in che modo si sarebbe sviluppato.
Se questo qualcuno l’avesse poi scritto in un libro, detto in un video su YouTube, o avesse cercato di farcelo sapere in qualunque altro modo.
Che cosa avremmo fatto? L’avremmo ascoltato, o si sarebbe ritrovato a gridare a vuoto, novella Cassandra?
Ora smettete di immaginarlo, perché è successo.

Correva il 2012, le sale proiettavano “The Avengers”, Barack Obama veniva riconfermato alla guida della Casa Bianca, e nelle librerie faceva la sua comparsa “Spillover. L’evoluzione delle pandemie”, di David Quammen.
In quello che potremmo definire un thriller scientifico, Quammen ci racconta la storia di alcune grandi epidemie. Il fil rouge? Sono tutte iniziate da uno “spillover”: il salto di specie, da animale a uomo, di un virus.
Attraversando l’evoluzione di Sars, Mers, AIDS, fino a malattie dal nome esotico e mai sentito prima, il racconto genera un misto tra curiosità, fascino e inquietudine (soprattutto di questi tempi).
Cinquecento pagine per rispondere a due domande.

La prima è: quale sarà ‘The Next Big One’? Quale sarà la prossima grande pandemia, che metterà a rischio la specie umana? Dalle storie raccontate un’ipotesi prende forma.
Intanto potrebbe essere virale. Magari causata da un coronavirus, visto che negli ultimi anni questo gruppo di virus ha fatto più volte, in casi indipendenti, un salto di specie.
Questo virus poi potrebbe arrivare dai pipistrelli; infatti in molte delle recenti epidemie, cambiando l’animale intermedio, quello di partenza spesso era un pipistrello. Sarà forse che questi animali costituiscono il 20% dei mammiferi esistenti, oppure che possono spostarsi agilmente da un posto ad un altro, oppure che sono praticamente ovunque, fatto sta che sono degli ottimi vettori.
Infine la ‘Next Big One’ potrebbe arrivare da un posto in cui ci siano animali selvatici a stretto contatto con gli esseri umani, creando così molte occasioni per il salto di specie. Magari un wet markets asiatico, dove si sia diffusa la cultura dello yewei, ovvero l’uso di mangiare specialità esotiche, diffusa nel sud della Cina. Un posto come un mercato cinese.
È stato il pipistrello, nel mercato cinese, con il coronavirus… Non sarà l’unica soluzione possibile, ma rientra sicuramente nella top 10 (come sappiamo bene).

La seconda domanda è: e se la prossima volta non fossimo così fortunati?

Fortunati, sì.
Facciamo un salto al 2014. Bill Gates tiene un TED Talks dal titolo “The next outbreak? We’re not ready”, reperibile su YouTube. «Not missiles, but microbes»: la grande minaccia della nostra epoca non è più la guerra nucleare, ma lo scoppio di una pandemia. Questo perché abbiamo sviluppato numerosi strumenti per evitare la guerra nucleare, nemmeno uno per rispondere prontamente ad una nuova malattia.
Chi si ricorda di Ebola, si ricorderà che c’è stato un momento, qui in Italia, in cui questa ha avuto un gran spazio mediatico. Ma si ricorderà anche che nessuna scuola è stata chiusa, nessun lavoratore lasciato a casa, e fare due passi all’aperto non era ancora considerato un atto sovversivo.
Queste evidenti differenze dalla nostra situazione attuale sono dovute a tre non trascurabili fattori: la zona di partenza, a bassa densità abitativa; i sintomi, tanto debilitanti da ridurre di molto la mobilità dei contagiati; la modalità di contagio, non per via aerea. Basta modificare quest’ultimo parametro, perché i modelli stimino un totale di morti pari a 33 milioni (a fronte dei 10 mila effettivi).
Siamo stati molto fortunati. Non eravamo pronti allora, e non lo siamo adesso. Nonostante i report che l’Organizzazione Mondiale della Sanità manda regolarmente ai governi, e nonostante il mondo scientifico faccia da tempo pressioni, nulla si è mosso in questi anni per costruire un sistema in grado di rispondere prontamente a un’emergenza pandemica di grandi dimensioni.

La pandemia attuale non è stata prevista, ma era prevedibile. Non potevamo prevedere data, ora e luogo, ma era prevedibile che si sarebbe verificata.
Ora che è successo, non possiamo più farci cogliere impreparati. The Next Big Time.

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