Meditazioni di Don Bonifacio

introduzione di Mario Ravalico

Frugando qua e là, tra le diverse carte, scritti, documenti di don Francesco Bonifacio, ho ripreso in mano un suo quaderno, di quelli scolastici.

Inizia con alcuni scritti brevi, usando le lettere dell’alfabeto greco: non voleva che quanto da lui scritto fosse letto da qualche occhio indiscreto. Erano gli ultimi mesi della sua vita; la persecuzione era già iniziata. 

Con l’aiuto e la pazienza di Eliana de Guarrini, sono stati traslati i testi rendendoli in questo modo leggibili da tutti. Così si è potuto scoprire delle bellissime brevi riflessioni che don Francesco, nei mesi in cui non poteva più partecipare ai ritiri mensili assieme ai suoi confratelli, faceva da solo, nella sua chiesa e nella sua canonica, isolandosi da tutti, per confrontarsi con una parola del Vangelo. Sono meditazioni che valgono per lui, per la sua ascesa spirituale, ma altrettanto tornano utili per la nostra vita spirituale.  

Ecco perché le abbiamo raccolte in un agile “Quaderno” (è il numero 11 della collana Quaderni) che, introdotte da una appropriata riflessione del nostro assistente don Luis, ci aiuta ancora meglio a comprendere il senso e la profondità su quanto scrive e medita don Francesco. Per questo don Luis ci propone un versetto del Salmo 16 – Io pongo sempre davanti a me il Signore –  perché questa è la vera chiave interpretativa della spiritualità del beato don Francesco. A lato di una meditazione fatta ad un ritiro spirituale nell’aprile del 1944, infatti, tra gli impegni da assumersi, scrive proprio questo: Vivere coram Deo, pro Deo, cum Deo. Vivere in profonda comunione con il Signore, nulla anteponendo, per vivere di Lui, in Lui e con Lui. 

Ora a noi è consegnata questa ulteriore perla preziosa, che dobbiamo raccogliere con profonda gratitudine per tutti gli insegnamenti che il nostro Beato ci consegna, Spetta a noi ora, come ci ricordava in una sua testimonianza don Giuseppe Rocco che lo accompagnò nell’ultimo tratto di strada, scoprire la perenne presenza di Dio nella nostra terra, attraverso la via che lo Spirito ha voluto indicare al Beato martire.

prefazione a cura di don Luis Okulik

«Io pongo sempre davanti a me il Signore» (Salmo 16, 8). 

La lettura e la meditazione della Parola di Dio, fatta con assiduità e con un cuore povero, generano vita e aprono la strada alla grazia che trasforma questi esercizi in preghiera. Porre sempre il Signore davanti a sé stessi, nell’ascolto umile della Sua Parola, rende più forte la vita spirituale del credente. Chi cerca Dio con un cuore pieno di fiducia trova nell’ascolto e nella meditazione della Parola la «razione quotidiana», la «manna» (Es. 16, 4), il pane del cammino, di cui ha bisogno per il pellegrinaggio della vita. 

Noi sappiamo che, accogliendo la Parola di Dio nella nostra vita, facciamo esperienza di Lui, ma – come ci ricordano i Padri della Chiesa e tanti santi – anche Dio stesso fa esperienza di noi sondando le profondità del nostro spirito. È così che la Parola vive in noi e noi possiamo vivere della Parola. È così che la nostra vita può diventare rivelazione sempre nuova di Dio, della Sua Provvidenza, della Sua Paternità. 

In questi pensieri spirituali scritti dal Beato Francesco Bonifacio, ispirati alla sua personale esperienza di meditazione e preghiera, risulta semplice e piacevole trovare il riflesso della Parola di Dio che in lui, nella sua anima, si è fatta pane del cammino. La freschezza del suo pensiero e la chiarezza della sua forza interiore rivelano l’integrità della fiducia che aveva riposto in Dio, nella Sua Parola, e mostrano anche la docilità del suo cuore sacerdotale. 

Il Beato Francesco ci invita, quindi, a seguire le sue tracce nella lettura e nell’ascolto della Parola, che con la grazia si trasforma in preghiera, e con disponibilità interiore diventa impegno di vita. Lui ha saputo «conservare» la Parola, con umiltà e semplicità, facendola sua, permettendo che andasse oltre i suoi ragionamenti e tracciasse la strada verso Dio. Lui ha saputo «rimanere» nella Parola, facendo in modo che ogni suo pensiero, gesto, affetto, progetto di vita, trovasse qui ispirazione e perseveranza nei buoni propositi. Lui ha permesso alla Parola di «compiersi», di diventare la luce della sua esistenza. 

Così tutta la sua vita conduceva a Dio, e in ciò che viveva, nel modo in cui lo viveva, permetteva che altri potessero «leggervi» un messaggio profondo: occorre credere e abbandonarsi all’amore di Dio, questa è la verità, questa è la vita. Il Beato Francesco ha fatto in modo che la Parola di Dio vivesse in lui, che raggiungesse ogni angolo della sua vita, fino a sentirsi abbracciato completamente dal Dio che lui amava e serviva, vivendo questo mistero nel silenzio, tanto nelle ordinarie occupazioni di ogni giorno quanto nella fatica delle sfide che lasciano tracce profonde nel proprio vissuto. 

Possa la lettura di questi suoi pensieri spirituali continuare in noi quella che fu l’opera di tutta la sua vita: far trasparire quell’Amore misterioso che dirige la storia degli uomini, di ogni uomo, in ogni tempo e circostanza, sia moltiplicando la gioia (Is. 9,2), sia confortando quando si tratta di affrontare con fiducia il difficile impatto con la croce.

Trieste, 22 febbraio 2021 Festa liturgica della Cattedra di San Pietro, Apostolo

MEDITANDO CON IL VANGELO  

Brevi meditazioni del Beato Francesco Bonifacio sacerdote

Il sacerdote, oltre che essere soldato di Cristo, è anche ufficiale del suo esercito, perciò più obbligato a trovarsi sempre pronto per un’eventuale sfilata davanti al nostro generale. Ma per sfilare senza timore di qualche brutta sorpresa bisogna trovarsi a posto con la divisa e con tutto l’equipaggiamento. Purtroppo, se esamino la mia divisa, la trovo piena di rammendi, di macchie, di “bucherellini, che sarebbero le riparazioni della mia vita trascorsa e i peccati della vita attuale e i difetti che non ho ancora riparato. Che questo sia un modo decente di presentarsi davanti al Signore lo si capisce da soli di no. Ma se un ufficiale è cosi, che cosa si può pretendere dai gregari? Se io, sacerdote, ho tanti difetti, tanti peccati e specialmente nella mia vita spirituale vi è tanta freddezza e tanta incostanza, se vedono che il sacerdote non è esemplare in tutto perché virulento, ciarliero, vile, avaro, superbo, impaziente, ingordo, come pretendere di insegnare agli altri di esser migliori?  

Medice, cura te ipsum (medico, cura te stesso), dovrebbero ripetere e non sbaglierebbero tanto, purtroppo. E dunque? Ricordando che sono stato messo tra le anime  come pastore e non come mercenario, che la mia vita deve essere faro che illumina la via agli altri, che tutto ciò che penso, parlo o faccio deve aver di mira la gloria di Dio e il bene delle anime, prometto sin d’ora di dar ordine di fermata alla mia vita trascorsa e riprendere la marcia che segni il passo attraverso il Calvario al monte dell’ascensione, ossia anche a costo di croci devo arrivare ad esser degno di vita eterna. Parola d’ordine per la giornata odierna (festa della conversione di S. Paolo): prontezza alla voce della grazia. Per questa mattina: pregare con fede, insegnare con amore, evitare l’ozio. 

         Che cosa andaste a vedere nel deserto? Una canna agitata dal vento?  

          Terribile paragone, che denota un tale fiacco, debole, senza costanza nel bene, senza volontà ferma, senza carattere. E’ forse il mio ritratto? Purtroppo tante volte sì. Propongo di lottare la buona battaglia per la gloria di Dio e la salvezza delle anime e poi da lì a qualche giorno perdo tutto, mi fermo, perché non sono capace di far eccessivi, prolungati sforzi di volontà. Sono un debole, perché nella difesa dei diritti di Dio sono buono ad impormi ad un povero, ad un ignorante, ad un timido, ma forse non sempre ad un amico, ad un intelligente, ad un arrogante: certe volte mi trovo disarmato, pauroso io stesso. Oh infelicità! E si tratta della gloria di Dio!  

           Senza costanza nel bene incomincio molte buone iniziative, poi mi fermo: perciò divento trascurabile dagli altri perché, quando si accorgono che un tale fa la parte del cane che abbaia molto e non morsica, approfittano per fare quello che vogliono. E già sanno che il sacerdote non arriverà fino alla punizione. E così sono anche un essere senza volontà ferma, senza carattere. Me misero! Come avrò coraggio di presentarmi al tribunale di Dio? Quale conto dovrò rendere di tante anime dannate per colpa mia, per la mia ignoranza, per la mia fiacchezza, per la mia paura? Per me è necessario chiedere a Dio la fortezza, la volontà ferma, il carattere deciso, non venir a compromessi con nessuno, non cedere sui diritti di Dio.  

            Il sacerdote deve essere torre che non crolla al soffiar di vento, faro che illumina con il proprio esempio coloro che vivono ancora nelle tenebre del peccato. Il sacerdote deve arrivare alla meta nonostante tutte le difficoltà che si presentano sul suo cammino. Il motto deve essere sempre questo: frangar, non flectar, mi spezzerò ma non mi piegherò. Perciò: fede nella preghiera, sacrificio nel lavoro. 

                  Che dici di te stesso? 

          Questo interrogativo rivolto dai farisei a Giovanni Battista, precursore di Gesù, potrebbe esser rivolto anche a me dalle anime alle quali mi rivolgo per procurarne il bene spirituale. Puoi dire come S. Paolo: Siate miei imitatori come io (lo sono) di Cristo? Ahimè! No. Io di me stesso posso dire che sono stato e sono purtroppo ancora tante volte uno restio alla grazia. Potrei numerare tutte le grazie straordinarie concessemi dal Signore, se non altro negli anni di seminario e di sacerdozio? Impossibile! 

          Ho ricevuto tante grazie ed ho pagato con moltissime ingratitudini. Ho ancora tante volte la pretesa che le anime ascoltino la voce di Dio che si fa sentire per bocca mia ed io invece, quando la sento, non la seguo. Oh quante volte faccio la predica di padre Zappata, perché sono io il primo a non metter in pratica ciò che dico nella predica. Ed allora avviene che con una mano semino e con l’altra distruggo. Perciò è tutto inutile pretendere che la gente sia migliore: ciò che raccolgo è già abbastanza e se i frutti del mio apostolato sono molto scarsi, la causa devo trovarla nella mia vita. Devo corrispondere di più alla grazia, devo cercare non la lode degli uomini ma la gloria di Dio e il bene delle anime. Perciò: fede nella S. Messa, lavoro assiduo nella giornata. 

          Per l’anima cristiana vi è Natale ogni volta che essa si accosta alla S. Comunione. Ma se un’anima si accosta quotidianamente a ricevere Gesù, quotidianamente deve attendere a disporre la propria vita in modo che sia degna sempre più di Colui che riceve così spesso. Una degna preparazione richiede coscienza pura, cuore mondo, corpo casto. Davanti a Dio la mia coscienza deve essere a posto, non macchiata da nessun peccato mortale, da nessuna ingiustizia. Cuore mondo, libero da qualsiasi attaccamento verso le creature, le vanità mondane. Corpo casto, libero da ogni minima macchia di impurità. Madre celeste Immacolata, il vostro patrocinio mi difenda anche nell’avvenire da ogni colpa mortale, mi sia presente il dovere della mortificazione, mi sia cara la custodia degli occhi, sia prudente nel parlare con giovani e fanciulle, ricordi la vostra bontà e premura materna, viva alla presenza di Dio, tratti della bella virtù con termini modesti che la facciano amare, ottenga che un numero sempre maggiore di anime la pratichi, si trovino delle anime martiri volontarie di riparazione alle mancanze altrui. Io, sacerdote, dopo tante SS. Comunioni dovrei essere un angelo sulla terra, un astro di santità, ed invece che cosa sono mai? Me misero, quanto lontano dall’ideale. Devo fare della mia giornata una continuazione e una preparazione alla S. Messa, devo fare della mia vita un continuo ringraziamento per tantissime grazie ricevute. Perciò: bene la preparazione e l’azione di grazie, durante il giorno qualche giaculatoria adatta. 

          Per l’anima cristiana vi può essere Natale quotidiano se ogni giorno si ciba delle carni immacolate dell’Agnello Divino. Gesù si dona a noi e per educazione, se non per altro, ogni anima deve donarsi a Lui; donarsi a Lui per esser divinizzata, trasformata, onde esser più tardi salvata eternamente. Donarsi a Gesù vuol dire rinunciare alla propria volontà per fare quella di Dio, rinunciare alla propria gloria per cercar unicamente quella di Dio. Ed è giusto arrivare a tanto? Non soltanto giusto, ma doveroso dopo tante prove che ci ha dato Gesù dell’amore che porta per noi. Quello che noi possiamo dare a Gesù è niente in confronto a quello che abbiamo ricevuto. Ma l’offerta di noi miseri peccatori, figli ingrati di Dio, fratelli degeneri di Gesù Cristo, perché sia accetta dobbiamo farla per mezzo di Maria SS. Attraverso Maria a Gesù. Ricordando quanto ha fatto per noi questa buona Madre, è impossibile non amarla. Il nostro amore non deve però accontentarsi di parole, ma dimostrarsi coi fatti. Perciò continuare con le pratiche già proposte e ristudiare la pratica della vera devozione a Maria SS. Non perder nessuna occasione per divulgare la devozione a Maria Santissima. 

          I trent’anni di vita privata di Gesù Cristo ci insegnano il programma di vita per un giovane ed anche per me sacerdote. Si possono racchiudere in queste quattro parole: ritiro, preghiera, lavoro, obbedienza. Prima di tutto:          

          Ritiro: quindi non aver una smania di girare giornalmente senza uno scopo pastorale, evitare le frequenti visite alle medesime famiglie, ogni uscita sia motivata da ragionevole necessità e destinata anche a profitto spirituale del prossimo. 

          Preghiera: omnia tempus habent, ogni cosa abbia il suo tempo, perciò non transigere sui doveri di preghiera, di più sì, ma non di meno. 

          Lavoro: anche affrontando qualche sacrificio, mai posporre ciò che è più sgradevole, perché dimostra poco spirito di sacrificio; fare tutto a tempo debito e quando si deve, anzi ora accelerare perché sono momenti di ansia. Ciò che è fatto non occorre pensarci più. Da ultimo: 

          Obbedienza: pronto alla voce di Dio, zelante del suo onore, non procrastinare gli ordini del Pastore. Purtroppo si avvera il detto “fa’ agli altri ciò che vuoi si faccia a te”. Io pretendo l’obbedienza dalle anime, pretendo anche il sacrificio e sono il primo a disobbedire al mio Vescovo, il primo a dare la caccia ai buoni bocconi. Siste et cogita, fermati e medita! Maggiore serietà di vita, maggiore spirito e vita di sacrificio. Dunque: oggi non perder tempo ed ogni cosa fatta per la maggiore gloria di Dio, quindi farla meglio possibile. 

          Fate quello che vi dirà! 

          Sono queste le sole parole dette da Maria SS. e riportate nel Vangelo della vita pubblica di Gesù. Sono poche parole ma contengono ciò che è necessario per salvarsi: dicono di far tutto ciò che dice il Signore. Rivolte a me, cosa mi dicono? Che io devo comportarmi in tutto e sempre come dice il Signore. O Signore, che cosa devo fare in simili occasioni come l’attuale? Prega, fa’ penitenza, fa’ opere di persuasione presso singole persone, ricorda con carità senza irritare, il tempo è inadatto per dar espansione alla gioia, predica specialmente con il buon esempio di austerità in ciò che non danneggia la salute. Per oggi il programma potrà esser questo: fede nella preghiera, ora di adorazione, pratico nella scuola, attivo nell’ufficio. 

          Perché state tutto il giorno oziosi? 

          E’ il rimprovero del padrone della vigna ai disoccupati dell’ultima ora. Ciascuno deve fare un lavoro che non ammette ozio di sorta: è il lavoro della santificazione della nostra anima. Il lavoro del cristiano a questo riguardo deve essere continuo, ogni fermata è un ritornare indietro. Gesù ha detto che non è degno del regno dei cieli colui che, arando, volge lo sguardo indietro sul lavoro fatto, ossia che esamina quante opere buone ha fatto, perché allora o vi è il pericolo di insuperbirsene o quello di scoraggiarsi, ambedue pericolosi per la vita spirituale. Il sacerdote, poi, dovendo fare anche in un certo qual modo – si licet ita loqui, se è consentito dire così – da “padre di famiglia” ed ordinare agli altri il lavoro, deve per primo dar esempio di operosità. Dimostrare di lavorare nella propria vigna e non trascurare il lavoro nella vigna delle anime che ha sotto la sua responsabilità. Segno che lavora per sé sarà l’acquisto delle virtù, segno che lavora per le anime sarà la loro vita migliore. Me misero! Un superficiale esame di coscienza fa conoscere quanto siamo lontani dalla vera operosità apostolica. Perciò: la lezione in ogni classe molto pratica, il resto lavoro e preghiera, predica ai piedi di Gesù. 

         Nel mondo vi sono due categorie di persone: vi sono quelle che vivono il Battesimo e quelle che sono unicamente cristiani per averlo ricevuto. Ora, tra coloro che devono vivere il loro Battesimo come pure anche la loro ordinazione, sono i sacerdoti. Quante preferenze da parte del Signore sul conto loro. Impossibile enumerare le grazie. E da parte mia, ho corrisposto? Quante infedeltà, quanta indifferenza, quanto bene caduto nel vuoto. E pensare che verrà un giorno che dovrò render conto di tutte le grazie, di tutto il bene che potevo fare e non ho fatto. Almeno che guadagnassi il tempo perduto lavorando ora in intensità, e come? In quali campi? Mentre in certi posti vi sono due categorie di gioventù maschile, qui invece – ahimè – non vi è distinzione, ossia tutti i giovani più o meno sono lontani da Dio; se non proprio nell’abisso del peccato sono però abbastanza trascurati e trascuranti. E vi sarebbero degli elementi buoni, ossia che si potrebbero lavorare con la pazienza. Che cosa posso fare? Avvicinarli individualmente, studiare un’associazione per loro, un corso di predicazione in tempo adatto, pregare per i giovani in particolare, diffondere buona stampa.. 

          Signore, fate che io veda! 

          Ognuno certe volte è un cieco e mendicante quando non conosce il proprio dovere e deve chiedere lumi oppure perché ha gli occhi velati di peccato non sa quale sia la via dell’uscita in uno stato felice. Domine, fac ut videam! Signore, fa’ che io veda! La mia vita sia esemplare agli altri di modo che non abbia nessun timore di rovinare gli altri con il mio modo di agire: fede nella S. Messa, fermezza nel confessionale, pietà nell’amministrare la S. Comunione, il resto lavoro.  

          Non di solo pane vive l’uomo! 

          Gesù Cristo, con questa sentenza, intendeva affermare che non abbiamo soltanto il corpo, ma anche l’anima, e un’anima creata ad immagine di Dio, destinata al Paradiso. Perciò non dobbiamo accontentarci soltanto di far tacere gli stimoli della fame, di accontentare il desiderio di svago, di riposo, ma sopra tutto il resto dobbiamo – ante omnia, prima di ogni altra cosa – procurare che l’anima comandi: essa deve stabilire fino a quanto o dove è lecito un qualsiasi svago. Sacerdote, non devo accontentarmi o perdermi in discorsi materiali riguardanti il tempo o la guerra, ma mirare più in alto: la causa, gli effetti della guerra, l’educazione giovanile, il dovere della santificazione della festa, e così via. Nelle visite alle famiglie mai cercare il proprio tornaconto, ma sempre l’interesse di Cristo e delle anime. 

          Gesù lavoratore! Mentre fino all’età dei trent’anni, Gesù visse per la maggior parte nascosto nella cittadine di Nazareth, santificando il lavoro e diventando così esemplare dei lavoratori, negli altri tre anni di vita diventa esemplare per sacerdoti, pastori di anime. Tutto ciò che fece dimostra come e fino a dove deve giungere l’amore del pastore per le anime. Senza esaminare tutto ciò che fece Gesù Cristo nei tre anni di vita pubblica, basta per oggi ricordare la frase: pertransiit benefacendo, passò facendo del bene. Il mio programma lo porto nel cognome, non devo stancarmi di far del bene perché sono sempre assistito dal divino Lavoratore e Pastore delle anime. Sacerdote, devo avere sempre innanzi il programma: ad maiorem Dei gloriam et salutem animarum, per la maggior gloria di Dio e per la salvezza delle anime. Perciò: pregare, non oziare, essere prudente. 

          Chi non raccoglie con me, dissipa! 

          Qui si intende alludere forse a quelli che vivono senza la grazia, ma è anche vero per coloro che lavorano unicamente per se stessi. Il sacerdote deve aver come programma unicamente la gloria di Dio e la salvezza delle anime, deve cercare sempre in tutto quale è la volontà divina, deve fuggire come cosa di grande danno il cercare la propria lode, il proprio interesse. Interessarsi di certi pericoli spirituali per farli evitare dalle anime va bene, ma non si deve per questo addirittura perder la testa: vi è pericolo di peggiorare la situazione. Anche su ciò bisogna fare il proprio dovere e per il resto rimettere a Dio. Altrimenti vi è pericolo di sbagliare il bersaglio, ossia voler riuscire nello scopo perché un giorno dicano che il tale era così bravo da far sparire la tal piaga. E’ mio dovere persuadere, pregare, riparare e non pretendere di cambiare il mondo in pochi anni con simile santità. Vivi diversamente, evita l’ipocrisia, la finzione, fuggi la vera maldicenza, sii coerente a te stesso, non trascurare l’occasione di dire la parola buona. 

          Prese i pani e li fece distribuire…! 

          Dalla moltiplicazione dei pani è istruttivo anche per me sacerdote il comportamento di quel ragazzo: offre tutto il suo per saziare gli altri. Similmente anch’io devo offrire quello che ho perché molte siano le anime saziate dal Pane degli Angeli. E che cosa ho io da offrire alle anime perché sentano questa sacra fame? Devo offrire le mie preghiere, la mia vita esemplare, i miei consigli assennati, le mie prediche. 

          Disce similitudinem, comprendi la similitudine!  

          Nel Vangelo troviamo che l’asino ha reso diversi servizi a Gesù: animale più disprezzato di tutti, insegna a tutti l’umiltà, la pazienza, il lavoro, la costanza, l’amore. Persino un sacerdote deve imparare a lavorare umilmente, senza stancarsi e senza arrabbiarsi se non ottiene ciò che desidera. Deus scit! Deus videt! Deus remunerabit id quod erat in intentione. (Dio sa! Dio vede! Dio ricompenserà quello che era sotteso alle intenzioni). Basta aver la retta intenzione e avanti. Devo perciò combattere la pigrizia, la superbia, l’impazienza. 

          Pax vobis! Pace a voi! 

          Quanto si desidera oggi la pace e quanto si sbaglia nella ricerca! Tutti siamo un po’ ammalati di infelicità e la maggior parte delle volte si cerca il rimedio che non è sufficiente. Vi sono tanti che apparentemente sono allegri, scherzano, si divertono, ma quante volte hanno l’inferno nel cuore, fingono di aver la coscienza a posto. La vera pace la si gode quando si ha l’anima in pace con Dio. Soltanto Gesù con la sua grazia e con il suo amore può farci lieti spiritualmente e non mondanamente. Quanto sbagliano anche coloro che desiderano la pace nel mondo e non si curano di averla prima nel cuore. Io sacerdote non devo illudermi. Tante volte sarò triste, addolorato, senza pace perché le anime non vogliono adoperare i mezzi di salute che possono venir offerti dalla Chiesa,  io però non devo affannarmi, lamentarmi se non mi obbediscono: devo precederli nell’obbedienza e nel buon esempio, devo fare quello che sta in me e il resto lasciarlo nelle mani di Dio. Perciò: lavorare più possibile, non lamentarsi, aver pazienza. 

          Et alias oves habeo … et illas oportet me adducere … fiet unum ovile et unum pastor. E ho altre pecore … e bisogna che conduca anche quelle … perché ci sia  un solo ovile ed un solo pastore 

          Chi sarà il mezzo per il quale le anime si raccoglieranno nella Chiesa? Il sacerdote. Dunque, se io amo davvero il Signore, devo dimostrarlo anche con i fatti; perciò vivere unicamente per la sua gloria e per il bene delle anime. Devo servirmi di tutti i mezzi per far ritornare alla Chiesa gli sbandati. Primo mezzo, la preghiera quotidiana, poi la vita esemplare, quindi la familiarità lecita. Devo star attento a non allontanare nessuno né con la maldicenza  né con l’impazienza. Ci vuole in tutto la prudenza. Mai cercare la propria lode o il proprio interesse, perché allora è quasi certo il fallimento. Oggi: preghiera, pazienza e prudenza con tutti. 

         Tristitia vestra vertetur in gaudium  La vostra tristezza si muterà in gioia 

          Il vero cristiano in grazia di Dio non deve mai essere triste, anche se si trova pieno di croci. L’esser triste è proprio di chi è senza pace con Dio, chi invece soffre rassegnato alla divina volontà ed è in pace con Dio ha il volto sereno. Così deve comportarsi anche ogni sacerdote. Faccia il proprio dovere, e qualunque sia la corrispondenza delle anime si mostri sereno. La sua serenità farà bene agli afflitti, a quanti soffrono innocentemente. Perciò oggi: prudenza, temperanza, lavoro. 

          Guardate i gigli del campo! 

          Meravigliosi fiori, che raffigurano la bella virtù. Nel campo dobbiamo vedere la Chiesa e quindi in essa i gigli devono essere i sacerdoti per i primi, poi gli altri cristiani. Devo in ogni momento, in ogni occasione, con ogni persona mostrarmi riservato, puro in ogni modo. Vae mihi si aliter! (guai a me se mi comporto in altro modo!). Ed allora: esercizio della presenza di Dio, mortificazione dello sguardo e della parola con le donne, spesso prima d’un incontro necessaria la preghiera e l’invocazione all’Angelo Custode. Similmente devono essere gigli di purezza quelle persone che vogliono appartenere all’A.C., perché se devono essere esemplari in tutto, tanto maggiormente e prima di tutto in ciò. Oggi: attenzione con chi tratto, evitando la familiarità e la parola scherzosa. Dio mi aiuti! 

          Domandate e vi sarà dato! 

          La preghiera è utile come il respiro per il corpo. Se ciò è per tutti, lo è maggiormente per il sacerdote, che deve aver come motto: ora et labora. E’ peccato di superbia e di presunzione il pretendere che tutto riesca nella propria opera. Dobbiamo ricordare i due detti: Sine me nihil potestis facere – senza di me non potete far nulla, e l’altra sentenza: Omnia possum in eo qui me confortat – tutto posso in Colui che mi sostiene. Dunque, prima del lavoro sempre la preghiera, nel lavoro la preghiera e dopo lo stesso. La preghiera deve essere l’acqua che fa nascere, crescere, sviluppare l’opera dell’apostolo. Perciò devo rendermi familiare la preghiera per strada, devo raccomandare quelle anime che sono maggiormente nel pericolo, devo pregare per quelle anime alle quali vado incontro. 

          Mi renderete testimonianza! 

          Questo fu il privilegio e l’onore e la parola d’ordine per gli apostoli: rendere testimonianza davanti a tutti che Gesù Cristo è il vero Messia Redentore. Questo è anche il dovere di ogni sacerdote e per questo è necessario esser esemplari sempre e dappertutto: esemplari nel parlare e nel bere, esemplari nel modo di ragionare e di vivere col prossimo. Ricordarsi anche di un’altra sentenza di Gesù Cristo: colui che si vergognerà di me davanti agli uomini, anch’io mi vergognerò di lui davanti al Padre mio che sta nei cieli. Dunque, è necessario professare apertamente le proprie convinzioni e far in tutto che siano conformi alla dottrina di Gesù Cristo. Quindi: oggi a scuola esser pratico e preparato, fare che le lezioni siano vivibili, in modo che l’insegnamento sia fatto per la vita. Sempre e con tutti sacerdote di Cristo. 

          Ecco che io sono con voi sino alla consumazione dei secoli. 

          Consolante promessa che si avvera per tutti coloro che vivono abitualmente in grazia di Dio prima di tutto e poi anche per tutti gli altri. Gesù per tutti si trova presente nella S. Eucarestia. Sacerdote, quotidianamente inizio la giornata ai suoi piedi, nella rinnovazione del grande sacrificio della Croce, e durante il giorno penso a Gesù? Lo ringrazio? Lo invoco nei momenti di insuccesso, di prova, di consiglio? Mi ricordo di averLo sempre vicino? Oh, quanti meriti di più se vivessi abitualmente unito con Lui, almeno nei momenti di sosta dal lavoro. Quanto maggior energia, coraggio, buona volontà se mi ricordassi che Gesù mi è sempre presente, vicino, per aumentare la mia forza di volontà, presente ed un giorno mio giudice. Me misero, se mi fidassi di qualche apparente successo, onde servire il resto della vita con tiepidezza il Signore. Ciascuno deve trafficare il talento che ha finché e più che sia possibile. O Madre mia, aiutami, intercedi per me misero peccatore presso il Figlio tuo, affinché diventi un sacerdote ogni giorno più degno. (O Mater mea, adiuva me, intercede pro me, misero peccatore, apud Filium tuum ut sacerdos fiam dignor magis in diem). Quindi: non oziare, essere sacerdote esemplare, pregare molto. 

          Homo quidam fecit coenam magnam  Un tale preparò una grande cena! 

          Questa cena, alla quale molti sono gli invitati, raffigura la S. Comunione. Purtroppo molti gli invitati, troppi gli assenti. Mentre dalla cena corporale tante volte si assentano gli ammalati, a questa spirituale i primi invitati sono proprio questi. Chi salta spesso la cena non sta bene in salute, così spiritualmente il non sentir gusto della S. Comunione è segno che non si sta bene, ossia che si preferisce la vita tiepida, senza gusto, alla vita di fede e di virtù. Non rigettare l’invito. Se per ministero mi cibo ogni giorno delle Carni Immacolate, ciò deve portare ogni giorno maggior gusto, slancio, amore, desiderio di bene; ogni giorno buone grazie da chiedere e da ottenere. Oggi: la grazia della prudenza e della fede. 

          Si fa più festa in cielo per un peccatore che fa penitenza che per novantanove giusti  che non hanno bisogno di penitenza. 

Gesù, sono anch’io come quel peccatore. Oh, quante volte sappiamo ingannare il mondo ed il mondo facilmente si lascia ingannare! Oh Signore, quante volte al giorno cado in peccato! Miserere mei, Deus! Abbi pietà di me, Dio! Ben per noi che abbiamo ancora un Cuore grande che ci aspetta per rifugio di peccatori. Gesù, perdonatemi il passato, specialmente quello più remoto e quello più vicino e datemi la grazia di ricominciare una vita nuova di penitenza, di esemplarità, di progresso nella via del bene. Gesù, aiuto! Misericordia di me, il più infelice peccatore dopo tanti fiumi di grazie ricevute. Adauge fidem meam! Aumenta la mia fede! Confirma voluntatem meam robore disciplinae, mortificationis, perseverantiae). Rafforza la mia volontà con la forza della disciplina, della mortificazione, della perseveranza.  

        Duc in altum! 

        Questo è anche il comando che Gesù rivolge a me sacerdote: supera gli altri nel cammino della perfezione per insegnare anche ad altre anime a salire. Elevati al di sopra del fango di questa misera terra, al di sopra della comune mediocrità e cerca sempre la parte migliore, anche nella croce. In alto siano i miei pensieri, in alto le mie opere, in alto le mie parole. Non perdere l’occasione di qualsiasi incontro per far del bene alle anime. Il Signore un giorno mi domanderà conto di tutte le anime che sono sotto la mia responsabilità, di tutte quelle che sono passate per il mio tribunale di penitenza. Perciò: maggiore senso del dovere e maggiore spirito di sacrificio. Un’anima non vada perduta per colpa mia. Gesù mio, misericordia. Gesù, aiutatemi! 

          Se la vostra giustizia non sarà maggiore di quella farisaica, non entrerete nel regno dei cieli. 

          Nessuno, e tanto meno un sacerdote, deve accontentarsi di una santità apparente, fatta soltanto di opere che possano impressionare gli uomini, ma non tanto piacere a Dio, che vede anche nel segreto del cuore e quindi conosce qual è lo scopo di una tale santità, veramente farisaica. Chi vuole ingannare rimane poi ingannato e doppiamente, davanti agli uomini in questa vita perché non si riesce mai a fingere talmente da far credere che sia sincerità, davanti a Dio che gli dirà che ormai ha già ricevuto il suo premio, dato che tutto faceva per piacere agli uomini. Perciò: sincerità in tutto e santità vera, vissuta in cuore puro, anima in grazia, retta intenzione. 

          Mangiarono e rimasero saziati! 

          Ciò si riferisce al miracolo della moltiplicazione dei pani. O Gesù, quanta bontà nel soccorrere così miracolosamente quel popolo digiuno. Voi procuravate di saziare quelle anime col pane della verità e non avete dimenticato che bisognava pensare anche ai corpi. Similmente io sacerdote devo preparare e presentare al mio popolo un cibo spirituale, ben preparato, gustabile, assimilabile, fruttuoso e perciò condito con pazienza, fermezza e umiltà. Gesù, ispiratemi ed assistetemi nel formare la predica per domenica prossima. O Gesù, voi solo potete saziare la nostra anima, quindi venite in tante anime, saziatele delle vostre gioie in modo che non vadano in cerca di altre purtroppo false e pericolose. 

          Ogni albero buono fa buoni frutti! 

          O Signore, fate che io, vostro indegno ministro, sia sempre un albero buono. Oh quante volte ho mancato di essere buon albero e sono stato o albero cattivo o albero indifferente. Me misero, piantato nella Chiesa per esser produttivo in modo da imporre anche agli altri con il mio esempio l’obbligo di far frutti di vita eterna. Non devo mai essere albero di parata, perché di questi non se ne ha bisogno, sono zero. Perciò, o Signore, aiutatemi a perseverare nei buoni propositi formulati per questa Quaresima. La mia vita sia esemplare in tutto e la vostra grazia, o Gesù, mi assista continuamente. Fate che possa vincere il grave peccato della superbia e dell’ipocrisia. 

          Redde rationem!  Rendi conto!  

          Terribile momento sarà quello, o Gesù, nel quale davanti a Voi Giudice dovrò render conto di tutta la mia vita. Che vita, o Gesù! Intessuta di grazie e favori senza numero da parte vostra. Da parte mia invece, o Gesù, continue ingratitudini, sembra che non cerco altro che rubarvi la gloria che vi aspetta per attribuirla a me stesso! Quanti debiti, o Signore, nel libro della mia vita. I crediti non occupano una pagina in confronto. Finché ho tempo, o Gesù, fate che io traffichi per la riparazione del passato. S. Paolo scrive nell’Epistola di oggi: Ecco ora il tempo favorevole. Dunque sia, o Gesù, la Quaresima di quest’anno il tempo dell’inizio della mia penitenza. Datemene, o Gesù, la forza. 

          Gesù piange su Gerusalemme. 

          Oh quante volte, o Gesù mio, Voi avete pianto sulla mia anima! Quante volte mi sono mostrato ingrato verso di Voi, che verso di me avete usato soltanto misericordia e grazia. Quante volte sono stato la pecorella smarrita che fuggiva alle ricerche del Buon Pastore. Ma, o Signore, come su Gerusalemme avete pianto in previsione del suo deicidio e della sua distruzione, così sulla mia povera anima avete pianto in previsione della mia dannazione. Per le mie colpe sono la causa della punizione anche delle anime che sono sotto la mia responsabilità. O Gesù, misericordia di me peccatore! Cancellate la vita passata, accettate l’offerta della mia libertà, suggeritemi quale debba essere la mia vita in ogni singola occasione. O Gesù, che sia più riflessivo e più unito a Voi. Non trascuri, o Gesù, le manifestazioni del Vostro amore. 

          Chi si umilia sarà esaltato! 

          Quante volte, o Signore, si manca contro l’umiltà peccando di superbia! Impossibile conoscerne il numero, tanto è grande. L’andare in cerca di esser lodato per le prediche, per le opere di apostolato, perchè si fa bene (dicono) il dovere di sacerdote, oh quanta miseria. Sono proprio un miserabile, un ladro della gloria di Dio che vado sempre in cerca di rubargli la gloria. Ed allora, Signore, che cosa merito? Soltanto umiliazioni, croci, fiaschi, che però non danneggino la vostra gloria, o Signore e le anime. Signore, liberatemi da questa terribile, assillante, continua tentazione: la mia gloria. Umiliatemi, o Signore, perchè risplenda la vostra gloria e siano salve le anime. Insegnatemi l’umiltà, perché non vada eternamente dannato, sorte riservata ai superbi. 

          Si ritirò via dalla folla nella solitudine. 

          Gesù, in tante occasioni della vita, si ritira nella solitudine. Di solito nel mondo è amata la folla rumorosa e fuggita la solitudine. Invece nella vita spirituale è necessaria spesso la solitudine, il silenzio per conoscere la propria vita, la propria coscienza e rimediare a ciò che si può e si deve. Io sacerdote devo avere in grande stima la solitudine per meditare ciò che è necessario al mio bene spirituale e ciò che giova al bene spirituale di tante anime. Signore, illuminatemi! Devo procurare di ridurre le visite al minimo tempo necessario e fare in modo che non siano trascorse inutilmente. 

          Maestro, che devo fare per ottenere la vita eterna? 

          E’ questa l’assillante domanda che devo farmi spesso per controllare se sono sulla strada giusta che conduce alla vita eterna. E qual’è questa strada? E’ quella dell’amore, dell’umiltà, della purità, del sacrificio, della mortificazione. A che punto sono arrivato in questa strada? Sono purtroppo sempre al principio. Sacerdote, devo esser guida che mostra la via più sicura per la vita eterna: ma non sempre mi mostrai tale, forse fui guida falsa che conduce al burrone? Ripara il passato e migliora l’avvenire. Avanti nell’amore a Gesù ed alle anime, avanti nell’umiltà, nella purezza, nel sacrificio. Chi mette mano all’aratro e si volge indietro non è degno del Paradiso. Guarda sempre quanto ancora li manca. Gesù, assistetemi! 

         Va, mostratevi ai sacerdoti! 

          Queste parole dette da Gesù ai lebbrosi sono dette anche a coloro che hanno contratto la lebbra del peccato. Per ottenere la guarigione e fortificarsi per non ricadere è necessario aprire la propria anima ad un sacerdote. Io devo manifestare le mie cadute, le mie tentazioni, i miei ideali nell’anima di un confratello, i fedeli a me. Io troverò comprensione, saggezza, ma gli altri in me purtroppo molto poco. La mia scienza è al di sotto del venti per cento, eppure lo stesso sono in pace, perché mi illudo. Me misero. Gesù, illuminatemi su questo problema capitale eppure tanto trascurato. Che io possa conoscermi per umiliarmi, che possa conoscervi, o Gesù, per amarvi e temervi, non abbia mai ad abusare delle vostre grazie e predilezioni. Quando si arriverà? Molto tardi, perchè come nemo dat quod non habet – nessuno può dare quello che non ha – così non si può pretendere che gli scolari superino il maestro. 

          Gesù, voi avete detto che nessuno può servire a due padroni perchè è una cosa impossibile spiritualmente. Difatti, questi due padroni sarebbero Dio e il demonio. O Signore, quante volte cadiamo in questa pretesa e vogliamo servire bene voi ed anche il demonio dell’amor proprio, dell’ambizione, dell’interesse, della superbia. Quante volte, o Signore, vogliamo dedicare a voi un momento, al demonio tutto il giorno. Siamo dei grandi ingrati, dei grandi ipocriti, ingannatori. Argomento importante anche per il penitente: che si decida ad amare e servire l’unico Padrone che paga bene e tratta noi da figli: Dio. Signore, che sia questo il pensiero predominante per questa settimana. 

          Giovanetto, sorgi e cammina! 

          Bell’invito, o Signore, che fece un miracolo. Anch’io sono a terra quando nella mia vita spirituale e nel mio lavoro apostolico mi sento svogliato, pigro. Non devo fermarmi a terra, ma risorgere. Risorgere con nuovi e migliori propositi per precedere gli altri nella vita spirituale. Se io sono un morto, povere le anime che sono sotto la mia responsabilità. Gesù, datemi la vita della fede e delle buone opere. 

         Chi si umilia sarà esaltato! 

          O Signore, quanto opportuna questa lezione per me sacerdote! Il superbo è meschino, stolto, bugiardo, imprudente, mentre invece l’umile è saggio, prudente, sincero, obbediente, paziente, puro. O Gesù, insegnatemi fortemente l’umiltà! Sono un niente, lo riconosco tante volte ma non sempre purtroppo vivo in questa convinzione e conforme mi suggerite voi, o Gesù, ad agire. Gesù, umiliatemi, Gesù, aiutatemi, Gesù, illuminatemi. 

          Diliges! Ama! 

          Ecco il programma di perfezione sacerdotale! Sì, o Gesù, amare voi dell’amore sincero e retto e poi fare quello che si vuole perchè certamente si farà tutto secondo la vostra Santissima Volontà! O Gesù, quante promesse nella mia vita e quanta poca fedeltà. Aiutatemi voi, perché d’ora innanzi sia vero sacerdote e quindi sia di salvezza e non di rovina alle anime. 

          Figliolo, confida! 

          Bellissime parole che Gesù rivolse al paralitico che venne presentato a Lui per la guarigione. Tutti più o meno siamo ammalati spiritualmente e per guarire la prima cosa è la confidenza, la fiducia nel Medico divino. Confidare in Gesù ed accostarsi con fiducia anche al rappresentante di Dio, il sacerdote. Ispiro fiducia? Posso pretendere di ottenere che molte anime si accostino alla Confessione, se il confessore è un ignorante, non dotto, freddo, di formule stereotipate? Me misero! Nemo dat quod non habet – nessuno può dare quello che non ha, perciò inutile ed anche superbia, presunzione il pretendere che le anime progrediscano se la guida, il pastore stesso è più indietro di quelle anime che deve guidare. Gesù, aiutatemi! Fate che mi procuri quella scienza teologica e ascetica necessaria per esser sempre meno indegno pastore di anime! Perciò oggi bando all’ozio ed unito a Gesù nelle frequenti giaculatorie. 

          Ipocriti! 

          E’ questo il rimprovero lanciato da Gesù ai farisei. Volevano sembrare quello che in realtà non erano. Quante volte anch’io sono spinto a fingere: sembrare di essere un santo sacerdote, invece sono un grande peccatore. Me misero! Come il pastore, così le pecorelle.  Quindi tutto inutile pretendere che le anime progrediscano nella vita spirituale: non possono, perché non hanno chi seguire, non c’è nessuno che le preceda. Gesù aiutatemi: oggi lavoro e apostolato. 

          Sii puro! 

          O Gesù, quale ideale meraviglioso! La bella virtù è qualcosa che non fa bene soltanto a chi la possiede, ma anche a chi avvicina quella persona pura. Io sacerdote devo avere in somma stima questa virtù e fuggire qualsiasi pericolo spirituale. La preghiera e la penitenza mi saranno di valido aiuto. Gesù aiutatemi e fate che, puro, faccia amare questa virtù da tanti altri giovani. Concedetemi la perseveranza nella lotta per ottenere la corona riservata almeno ai penitenti! 

          Servo malvagio! 

          Questo rimprovero, fatto ad un servo che non aveva saputo condonare un piccolo debito, mentre a lui ne era stato condonato uno grandissimo è l’immagine del peccatore che non sa perdonare i piccoli torti del prossimo, mentre lui ha bisogno di ottenere il perdono di grandi peccati da parte della divina misericordia. Quante volte si tiene rancore verso una persona che ci ha offeso. Miseri, siamo niente e per cose da nulla non sappiamo perdonare subito. Poi pretendiamo che il Signore ci perdoni le offese grandi fatte alla sua bontà. Gesù, aiutatemi ad essere sempre paziente e non mantener rancore con nessuno. 

          Gesù, dopo l’istituzione del SS. Sacramento dell’Eucarestia e prima d’iniziare la Sua grande Prova d’amore per noi fece una lunga orazione dove pregò specialmente per i sacerdoti. O Gesù, voi avete pregato anche per me ed io pratico quanto voi mi suggerite in tanti momenti di grazia? Anch’io, o Gesù, devo far pregare per i sacerdoti e pregare da sacerdote, cioè chiedere o Gesù la gloria del Padre Celeste e la salvezza delle anime. Gesù, voi eravate pernoctans in oratione – stavate tutta la notte in preghiera: fate che abbia a conoscere sempre più la preziosità della preghiera ed il modo per pregare meglio. 

          O Gesù, mi sento molto distratto da una certa preoccupazione odierna. Gesù, perdonatemi. Ante orationem prepara animam tuam! – prima di pregare prepara la tua anima. Allontanata ogni distrazione, occhi levati al cielo, mente vuota da ogni preoccupazione materiale, devo pensare che parlo con Dio, perciò non affannarmi che Dio non mi comprenda, sa cosa mi occorre e cosa voglio. Gesù, aiutatemi! 

          Semper orantes!  Sempre in preghiera. 

          E’ questa la vera vita sacerdotale: vivere in grazia di Dio e vivere in modo che tutto sia fatto in ispirito di preghiera, dunque per dar gloria al Padre Celeste e salvare anime! Nella nostra vita sia frequente la preghiera vocale, almeno quella breve e sia sempre accompagnata da spirito di umiltà e da fiducia nella divina bontà! Nihil sum! Ergo omnibus indigeo! – Nulla sono, perciò di tutto ho bisogno! Gesù aiutatemi specialmente oggi che possa fare tutti i miei doveri! 

          Patrem vocabis me!  Mi chiamerai Padre! 

          Dunque noi siamo i figli di Dio! Questa verità specialmente per me sacerdote deve far sorgere spontanea, o Gesù, la mia preghiera sulle labbra, preghiera però che parta spontanea dal cuore. Quindi non sia una preghiera fredda, senza vita, ma sia veramente il grido dell’anima. Gesù, illuminatemi affinchè ante orationem preparo animam meam! – prima di pregare io prepari la mia anima! 

          Estote parati! – Siate pronti! 

          E’ questo l’avviso che ci dai, o Gesù, quotidianamente. Devo esser sempre in pace con tutti, ma prima di tutto con Dio e poi con gli uomini. Gesù, perdono e misericordia se tantissime volte ho abusato della vostra bontà così grande con me in tutti i momenti della vita.  Non risparmiatemi tanto le croci, perché possa dopo morte salire presto vicino a Voi. Assistetemi nella preghiera e fate che giammai devii dal retto sentiero. Voglio Voi, o Gesù, e le anime! 

          Gesù, perdonatemi! Tristi sono i momenti di un peccatore moribondo. In quel momento avverrà una scena straziante: viene assalito dai rimorsi. O Gesù, fate che tale non sia la mia sorte. Fate che non abusi più delle vostre grazie, ma mi siano di continuo aiuto per progredire nella via del bene. Gesù, ispiratemi ad usar bene del tempo che mi resta nella vita. 

          O Gesù, vi ringrazio di avermi concesso la grazia di conoscere lo stato nel quale mi trovo. Perdonatemi il passato, aiutatemi nell’avvenire, ottenetemi che arrivi a riparare tutte le rovine spirituali da me sparse in tanti anni di sacerdozio. E’ per bontà vostra se io sono ancora sulla terra. Non mi è difficile ricordare in quante occasioni ero sul punto di morte. Grazie, o Gesù! Ottenetemi l’operosità e santità di vita! 

          Misericordia Domini quia non sumus consumpti! E’ per la misericordia di Dio se non siamo morti!  

          E’ per bontà di Dio che sono ancora al mondo dopo aver tanto abusato della sua misericordia! Quante volte, o Gesù, mi avete parlato per mezzo di grazie, ispirazioni, comunioni e purtroppo quante infedeltà nella mia vita! Signore, datemi forza perchè possa perseverare nel mio proposito di santità di vita nell’operosità a vantaggio delle anime. Gesù, non permettete che mi allontani più da Voi! 

          Misericordias Domini in aeternum cantabo! Canterò per sempre la misericordia del Signore!  

          Così devo dire, o Gesù, dopo tante volte che mi avete perdonato. Fate, o Signore, che abbia a perseverare nella strada buona per giungere alla meta fissata, fate, o Gesù, che sia anch’io nel numero degli eletti, fate che sia ritardato il giorno del rendiconto finale perchè possa arrivare a far penitenza del passato. Signore, se presto è finito il numero dei peccati in me perdonabili, sia ancora prima finito il tempo di offendervi, perchè possa esser con voi prima che sia finito il tempo della misericordia! 

          Fino a quando, o Gesù, mi perdonerete? Infinita, o Gesù, è la vostra misericordia, ma anche la vostra giustizia! Mi avete sopportato per tanti anni, mi avete aiutato con tante grazie ed io a che punto sono con la perfezione? Purtroppo molto lontano. Non toglietemi, o Gesù, i lumi della grazia, non abbandonatemi perchè, o Gesù, non potrei più amarVi. Gesù, la vostra grazia, il vostro pensiero, la vostra gloria. Aiutatemi, o Gesù. 

          O Signore, da quell’ultimo giorno che ho potuto fare la meditazione scritta sono ormai passati ventitré giorni. Quale cambiamento in tanto tempo! Quanto lavoro per gli altri! Quale perdita spirituale per me per non aver saputo mantenermi unito a Voi! In questi ultimi tempi sono aumentate anche le croci, grazie o Gesù! Finalmente mi avete esaudito! Fate, o Signore, che non siano di danno spirituale alle anime provate dalla calunnia! Fate, o Gesù, che sappia sistemare ogni cosa e che la prova serva per saldare i vincoli di amicizia spirituale fra tante anime. Aiutatemi, o Gesù, ad esser prudente nel parlare, astuto nell’indagare, pronto nel metter la pace! 

          La mia vita deve essere una vita di grazia, lontana costantemente dalle occasioni di peccato. Cosa siamo? Niente e non abbiamo nulla che sia nostro, quindi bisognosi di tutto. Umiliamoci davanti a Dio e chiediamo con grande perseveranza la grazia di resistere al peccato e progredire nella virtù. Un cristiano, e specialmente poi un sacerdote, deve preferire la morte fisica alla morte spirituale. 

          “Ovunque il guardo io giro, immenso Dio ti vedo!” Realtà consolante, che oltre a ricordarci l’onnipresenza di Dio, ce ne ricorda anche la Bontà, l’Onnipotenza. Oh sapessimo leggere nel magnifico libro della natura! Quante occasioni ne abbiamo. I grandi della scienza tante volte durante le loro fatiche scientifiche hanno dovuto esclamare: o Dio, sei grande. Il sacerdote può scoprire la grandezza di Dio nelle anime eroiche. Devo vivere alla presenza di Dio. 

          Se vi è virtù base nella vita spirituale questa è proprio l’umiltà. Dalla superbia hanno origine tutti i peccati e per essa si perdono tutti i meriti per il Paradiso. Niente siamo e se qualcosa ci è possibile ciò è per grazia divina soltanto.

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