Nella Politica con la maiuscola!

di Gianguido Salvi

 

Riporto brevemente un passo del discorso del Santo Padre Francesco all’Azione cattolica nella giornata del 30 aprile: «Il vostro appartenere alla diocesi e alla parrocchia si incarni lungo le strade delle città, dei quartieri e dei paesi. Come è accaduto in questi centocinquanta anni, sentite forte dentro di voi la responsabilità di gettare il seme buono del Vangelo nella vita del mondo, attraverso il servizio della carità, l’impegno politico, – mettetevi in politica, ma per favore nella grande politica, nella Politica con la maiuscola! – attraverso anche la passione educativa e la partecipazione al confronto culturale».

Mi sono chiesto, dopo qualche giorno di pausa, cosa significasse questo invito, in questo momento storico a noi aderenti di Azione cattolica. Parole come «responsabilità», «impegno politico», «passione», «partecipazione», mi sembra ci indichino una strada precisa, la «politica maiuscola», in antitesi evidentemente alla «minuscola», indicano il problema ed il rischio presenti nel nostro paese. Una scarsa attenzione verso la città, la pluralità presente nella radice della parola «politica» a favore di una ricerca costante del potere personale, del litigio senza confronto, dell’assenza di un discernimento culturale della situazione reale della nostra società. Osservo sempre di più una schizofrenia di idee ed opinioni che mutano in continuazione alla ricerca di consenso e vantaggi elettorali momentanei senza una chiara strategia di sviluppo complessivo più etico-culturale che economico.

Viviamo sicuramente in un’epoca complessa ma anche eccitante e ricca di potenzialità, abbiamo raggiunto un livello senza riscontri anche per la nostra specie, basta entrare in un ipermercato di qualsiasi grande città per rendersene conto. Abbiamo piegato l’energia dell’atomo, stiamo riproducendo il motore del sole, abbiamo amplificato a dismisura tramite il world wide web il forte bisogno, tipico della nostra specie, di colloquiare con altri e di ottenere informazioni. Un ragazzo di oggi con il suo smartphone ha più potere (inteso come sapere) di un imperatore del passato. Ricostruiamo le parti del nostro corpo deteriorate con grande facilità (Bebe Vio, con le sue protesi, rappresenta uno degli esempi significativi in tal senso) e stiamo lavorando per sconfiggere malattie come i tumori grazie agli studi sul genoma. Tutte queste conquiste sono state ottenute in modo talmente veloce da apparirci come scontate, quasi inevitabili. Nello stesso tempo non riusciamo a gestire al meglio l’economia globale, fatto che sta determinando divisioni all’interno della nostra società, superiori alle differenze riscontrate nelle civiltà antiche. I ricchissimi e i poverissimi, vicinissimi ma nello steso tempo distanti, con una crescita costante del disagio sociale e della violenza. Manca spesso la visione di un futuro potenzialmente importante, sopraffatta da logiche di corruzione e cattiva gestione della «cosa pubblica». A questo, dunque, penso ci abbia invitato con forza il Santo Padre, a rimboccarci le maniche e a cercare «di essere Popolo di Dio in cui ciascuno può contribuire a una lettura attenta, meditata, orante dei segni dei tempi» e questo credo che l’Azione cattolica dovrà cercare di sostenere sia nelle nostre comunità locali che a livello nazionale.

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