Ricordando il vescovo Eugenio

di Fabiana Martini *

Con mons. Ravignani, che oltre a essere il pastore della nostra comunità è stato anche il mio editore, ho avuto il privilegio di lavorare a stretto contatto per dieci anni.

Nel breve tempo a disposizione vorrei mettere in luce alcuni tra i tanti tratti che hanno caratterizzato il suo episcopato:
— la valorizzazione del laicato e in particolare delle donne all’interno della Chiesa, che lo portò a nominare dei laici in due incarichi che fino ad allora erano stati appannaggio dei sacerdoti (la direzione della Caritas e del settimanale Vita Nuova);
— l’impegno, sollecitato da Giovanni Paolo II, nel cammino di purificazione della memoria, lanciato con forza nel tradizionale incontro con i giornalisti il 24 gennaio 2000 in occasione di San Francesco di Sales. Parlando delle tragedie che avevano insanguinato queste nostre terre alla fine della guerra lui, esule istriano, diceva: «Non arriveremo mai a una lettura condivisa dei fatti, ma nel rispetto reciproco dobbiamo e possiamo arrivare a qualcosa di più: alla riconciliazione. E giungere per una via cristiana al perdono che solo porta alla pace.»;
— l’invito – quasi un leit motiv del suo episcopato triestino – ad uscire dal tempio, nella convinzione che la Città è la nostra casa comune e non possiamo viverci da separati, senza avere una passione d’amore per essa;
— l’avvio e la promozione del dialogo ecumenico e interreligioso;
— l’attenzione ai giovani e alle fasce di povertà nascoste.
Dialogo è la parola che dice lo stile con cui ha interpretato il suo ministero, delicatezza il genere (con le persone e nell’affrontare le questioni). Uomo del Concilio Vaticano II, quando è stato nominato vescovo si è ispirato ai suoi predecessori: alla fortezza pastorale di mons. Santin, che lo aveva ordinato sacerdote; alla passione per l’unità di mons. Bellomi, che lo ordinò vescovo. E c’è ancora una parola che ben descrive una virtù di mons. Ravignani magistralmente evidenziata dal card. Scola, Patriarca di Venezia, in occasione del suo Giubileo episcopale: la parola eutrapelia (o iucunditas), ovvero la capacità – per dirla con San Tommaso – di “volgere in ischerzo fatti e parole suscitando diletto”. L’arguzia diremmo in italiano; un po’ de sano morbin in triestino.
Grazie, don Eugenio, anche per il tuo sorriso e per le tante battute con cui allietavi gli incontri con le persone.

*Il presente testo è stato letto in Consiglio comunale durante la commemorazione di mons. Ravignani avvenuta martedì 12 maggio.

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