Riflessione di Sabato Santo

di Lorenzo Magarelli

“Il male è l’illimitato, ma non è l’infinito. Solo l’infinito limita l’illimitato”.

Queste parole di Simone Weil mi aiutano ad entrare nella riflessione sul Sabato Santo, il secondo grande giorno del Triduo Pasquale, il giorno che il Signore ha vissuto interamente.Gesù è morto, è realmente morto.

Pochi giorni prima della sua passione, aveva usato una immagine che gli veniva dal suo background contadino – perchè in Galilea erano soprattutto contadini. Egli disse ai discepoli: “Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto” (Gv 12, 24).

La morte, quindi, il disfacimento, la fine di tutto, la nostra più grande nemica. Gesù l’affronta, guardandola in faccia. Lo sappiamo perchè il Quarto Vangelo ci racconta che qualche tempo prima, di fronte alla morte di Lazzaro Gesù si commosse (reazione in realtà forte, aggressiva contro qualcuno, contro la morte in questo caso) e fu turbato (anche qui, in relazione alla morte). Lo stesso verbo del turbamento torna fuori quando Gesù usa l’immagine del chicco che muore (“Ora l’anima mia è turbata; e che devo dire? Padre, salvami da quest’ora? Ma per questo sono giunto a quest’ora”, Gv 12, 27).

Il Signore Gesù condivide con noi proprio la nostra lotta senza quartiere contro la morte, perchè la nostra vita è un grande slalom contro il tempo, cercando di centrare le porte, schivando i pericoli e gli ostacoli. Eppure, il tempo vince sempre, anche se la gara è stata un successo.Morire, l’esperienza che contrassegna le vite. Gesù è solidale con noi.

Nella tradizione orientale si parla della visita allo sheol, della discesa agli inferi. Oggi è Pasqua, quindi, perchè il Vivente – che è realmente morto – è andato a liberare Adamo ed Eva dai lacci della morte. Oggi Dio sconfigge il grande nemico perchè, come un ladro, entra in casa sua. La strana immagine è dello stesso Gesù, che si paragona ad un super bandito che entra nella casa di un uomo forte e lo deruba (Mc 3, 22-30). E’ proprio ciò che accade oggi. La casa è quella morte. La refurtiva siamo noi. Il ladro è Lui!

La morte, allora, è il luogo dove fidarsi del Padre, del Dio che si può vedere e incontrare nel volto sofferente del Figlio, che abbraccia la croce per amore, che scende negli inferi per passione, che risorge per sempre segnato dallo sphragìs (sigillo) della morte: le piaghe gloriose.

Vi lascio con una splendida frase di Hannah Arendt: “Gli uomini non sono nati per morire ma per ricominciare”.Che questo Sabato Santo segnato ancora dalla situazione pandemica, ci aiuti a riflettere sul nostro perenne inizio in Dio.

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