Vescovo Eugenio: un pastore promotore del laicato e amico dell’Azione cattolica

di Mirano Sancin

A un anno dalla scomparsa del Vescovo Eugenio, noi laici, ed in particolare quelli aderenti all’Azione Cattolica, desideriamo ricordarlo con affetto e riconoscenza per il suo costante impegno per la promozione del ministero laicale nella chiesa.

Forse è poco noto che fu il Vescovo Eugenio a chiedere esplicitamente che, per il suo ingresso in diocesi il 2 febbraio 1997, fosse proprio un rappresentante dei laici della Chiesa di Trieste a dargli il benvenuto nella Cattedrale di San Giusto leggendo dal pulpito il Decreto pontificio di nomina a Vescovo della nostra città. Si è trattato di un gesto di grande significato della cui portata mi sono reso conto quando ebbi proprio io il privilegio di essere chiamato a farlo personalmente, quale presidente della Consulta Diocesana per le Aggregazioni Laicali. Un gesto che testimoniava l’importanza che Mons. Ravignani attribuiva al ruolo del ministero laicale nella chiesa e che mi fece riconsiderare anche la mia partecipazione, di quattordici anni prima, il 15 maggio del 1983, quale rappresentante del Consiglio Pastorale diocesano di Trieste, alla cerimonia di insediamento del Vescovo Eugenio nella Cattedrale di Vittorio Veneto. Quando glielo ricordavo per ringraziarlo di questa duplice opportunità, con il suo spirito simpaticamente ironico mi sottolineava che non poteva andare che così visto che era stato “rispedito al mittente”.  

Un’attenzione al ruolo di corresponsabilità dei laici nella Chiesa che negli anni del suo ministero episcopale a Trieste ha evidenziato con diversi segni tra i quali: la nomina di un laico-donna alla direzione di Vita Nuova, prima volta nella storia del giornale e caso unico nel panorama dei settimanali diocesani; ancora con la scelta di una donna alla Presidenza dell’Azione Cattolica e quella di un altro laico, sempre per la prima volta a Trieste, alla direzione della Caritas diocesana. 

A questa grande sensibilità sul ruolo dei laici nella Chiesa non era stata estranea l’assidua frequentazione, del giovane Eugenio, all’Associazione di Azione Cattolica Silvio Pellico, nella parrocchia di San Vincenzo de Paoli. Associazione molto vivace, palestra di vita, aperta alla vocazione sia al ministero presbiterale, come avvenuto per don Carlo Boschin, don Mario Vatta, don Giorgio Giannini, don Fabio Ritossa, che al ministero laicale che numerosi hanno saputo interpretare autenticamente distinguendosi nel servizio, spesso anche in posizioni di responsabilità, nella comunità civile, sociale ed ecclesiale e nell’impegno culturale e professionale, nel servizio in politica e sul lavoro. 

Esperienza che don Eugenio ha sviluppato poi, negli anni sessanta, quale assistente della GIAC (Gioventù Italiana di Azione Cattolica) per il movimento studenti, quando nella sede di Galleria Fenice, condivideva queste esperienze associative con altri sacerdoti come don Libero Pelaschier e don Dario Pavlovich che ha sempre ricordato con gratitudine.  L’insegnamento della religione al Liceo Petrarca lo ha naturalmente portato ad un impegno nella pastorale d’ambiente vedendolo anche protagonista nella fondazione di Gioventù Studentesca a Trieste. La sua attenzione al ministero laicale si è poi ulteriormente sviluppata con la promozione, in ambito culturale, di varie iniziative come i Cineforum e gli approfondimenti ecclesiali sulle innovazioni e aperture dal Concilio soprattutto per quanto riguardava il ruolo del laicato. Ministero che don Eugenio ha avuto a cuore con un impegno nella pastorale famigliare con la promozione del sacramento del matrimonio e del valore della coppia e della donna. Ciò lo ha portato, assieme al suo amico don Bruno Speranza, a costituire e a curare il cammino di diversi gruppi di spiritualità di fidanzati e di coppie e di iniziative di formazione loro rivolte, spesso organizzate nelle loro abitazioni. Riuscendo a costruire, attraverso una frequente presenza nelle loro case, un rapporto di solidarietà e di amicizia con le giovani coppie e le loro famiglie. Ma anche promuovendo giornate di spiritualità per coppie, corsi di formazione al sacramento del matrimonio e l’istituzione della commissione diocesana per la pastorale familiare. Una particolare attenzione al ruolo dei laici che lo ha visto frequentare come assistente spirituale soggiorni di formazione, nella nuova casa di Borca negli anni sessanta, per gruppi studenti e di giovani coppie. 

Un lungo cammino, quello del Vescovo Eugenio, sempre don Eugenio per me, che ho avuto la grazia di incrociare per oltre sessant’anni, sempre caratterizzato da un fedele servizio alla Chiesa, popolo di Dio, comunità di carismi e ministeri. Tra i quali quello laicale che mi appartiene e che, come Egli ci ha insegnato, ci rendeva corresponsabili nella Chiesa in forza del sacerdozio comune derivante dal Battesimo, ma che non doveva essere confinato all’interno della Chiesa, al servizio liturgico o nella formazione ai sacramenti di iniziazione cristiana, ma nemmeno nella sola attività organizzata dalle varie aggregazioni laicali, in particolare dall’Azione Cattolica. Un ministero laicale che presupponeva una corresponsabilità nella chiesa ma che doveva trovare la sua espressione naturale e più completa nella testimonianza, nell’impegno personale, nel discernimento spirituale, nella vita quotidiana, nella famiglia, nel lavoro, nella scuola, nella professione e, in generale, nella società civile ove il laico diventava anche portatore di un’esperienza originale e preziosa per tutta la Chiesa.

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