Assemblea diocesana 12 giugno 2022

E’ stato bello rivedersi, il pomeriggio di domenica 12 giugno dopo tre anni di interruzione a causa della pandemia presso le sale della parrocchia di Santa Caterina da Siena per l’assemblea diocesana di Azione Cattolica. Di questa emozione e difficoltà ne ha fatto menzione in apertura il Presidente diocesano Arturo Pucillo che però ha sottolineato anche come non dobbiamo fare l’errore di pensare che tutto dipenda da noi e che, anche in momenti così difficili, sia possibile trovare la presenza di Nostro Signore che non ci lascia mai soli; quello in cui ha sempre confidato il beato don Francesco Bonifacio anche nei momenti più terribili della sua vita, come ci ha ricordato Mario Ravalico che si occupa da anni della conservazione della sua memoria. Tale mandato affidato all’Azione Cattolica diocesana dal nostro Arcivescovo già nel 2016 ha visto degli aggiornamenti che, Mario, ci ha puntualmente riferito; tra le novità più significative il chiarimento in riferimento al beato “martire delle foibe”, ipotesi avvalorata a suo tempo dalla Chiesa (anche per motivi politici) ed ora, del tutto, scartata dopo un’indagine portata avanti dagli organi inquirenti del governo croato. La storia del beato, morto perciò in altre circostanze, è stata raccontata anche in un libretto in forma più semplice per raggiungere anche i più piccoli. Oltre a questo per promuovere la figura di questo testimone di AC, nel 2018, è stato creato un sentiero che ripercorre i luoghi più significativi della vita del sacerdote e che ha visto la partecipazione di più di un centinaio di giovani provenienti anche da fuori Trieste; con il Covid l’attività, come ci ha ricordato Erik Moratto, autore dell’iniziativa, si è interrotta, ma ora, con l’aggiornamento del sito (che riporta foto, tappe ed accoglienza) si spera possa riprendere pienamente, anche alla luce del fatto che i pellegrini, grazie a queste informazioni sono completamente autonomi.


L’assemblea è proseguita con l’intervento di Luis Okulik sul tema della sinodalità. Sappiamo veramente cos’è la sinodalità, si è chiesto don Luis, in apertura di intervento? Intanto la sinodalità non va confusa con la maggioranza; come ha sancito il Concilio di Gerusalemme, la sinodalità, ricorda, è una posizione comune per il bene comune sotto l’assistenza dello Spirito Santo: la sinodalità, perciò, poggia sulla comunione e quindi sul senso di appartenenza della comunità ecclesiale; senza di questa non c’è sinodalità. La sinodalità, ha proseguito Okulik, è pensare, concretamente, ad un disegno pastorale nella storia che ognuno di noi vive; in questo senso, dovremo, aggiunge don Luis, essere in grado di portare “l’acqua fresca del Vangelo”, un’espressione usata da papa Francesco. Facciamo tante cose, ma riflettiamo poco; la Chiesa, conclude, non è nata per fare tante cose, ma per annunciare il Vangelo.


Dopo la presentazione del documento assembleare, a cura del nostro Presidente, attraverso efficaci slide grazie alle quali si è ripercorso il cammino travagliato di questi ultimi tre anni, e delle numerose iniziative che, nonostante il periodo complicato, sono state portate avanti c’è stato il momento caratterizzante la nostra esperienza associativa e cioè quello del confronto con la divisione in gruppi; interessante la richiesta di raccontare, attraverso un breve scritto, quale fosse stata la nostra esperienza diocesana: scritto poi da condividere, senza filtri, con gli altri del gruppo; solo in seguito la discussione comune. Riscoprire questa dinamica “sinodale” può, forse, attenuare le deriva individualistica e solipsistica acuita, in maniera drammatica, dagli anni di pandemia, come ci ha ricordato il nostro Vescovo passato per un breve saluto; il ruolo delle associazioni, in quest’ottica, è cruciale affinché i giovani non si allontanino una volta esauriti i momenti “obbligati” (post-cresima). Associazioni che non sono tutte uguali, ma forse non sappiamo bene cosa siano, cosa siamo. Con questa provocazione è cominciato l’intervento di Adelaide Iacobelli, già segretaria nazionale del MSAC e responsabile nazionale dell’area della promozione associativa. Cos’è l’AC, cosa siamo? Bachelet avrebbe risposto: “un realtà di cristiani che si conoscono, che si vogliono bene, che sono amici”: questa definizione del 1973, ricorda Adelaide, richiama alla vera natura della nostra associazione e cioè quella di laici “che si impegnano liberamente, in forma comunitaria ed organica, e in diretta collaborazione con la gerarchia, per la realizzazione del fine generale apostolico della Chiesa” come recita l’art.1 del nostro Statuto. Ma se l’AC è per tutti, vuol dire anche, ha proseguito, che non è per nessuno? Ma, ha aggiunto, ciò che ci rende felici non lo possiamo tenere per noi, ed anche il Vangelo è per tutti. Ma come possiamo lavorare per la promozione associativa, si è chiesta Adelaide? Intanto, essere di AC è, prima di tutto, un atteggiamento interiore: dobbiamo sentire la mancanza delle persone, perciò suggerisce delle “piccole azioni di cura”: una telefonata in più ed un documento in meno. Con l’8 dicembre, ha chiosato, comincia l’AC, non finisce: ogni giorno è un 8 dicembre: come socio sento l’impegno di far aderire qualcuno. L’assemblea, dopo un ulteriore divisione in gruppi con il focus sul nostro possibile futuro impegno alla luce dei radicali cambiamenti degli ultimi anni è terminata con la sintesi dei gruppi e la preghiera conclusiva.

Davide Martini

Torna in alto