Occhi per scrivere

di Davide Martini

Se siete giù di corda, svogliati, annoiati, lamentosi per il cattivo tempo o irritati nella coda del traffico cittadino, provate a pensare che cosa significhi vivere completamente immobilizzati potendo muovere solo un occhio. È difficile immedesimarsi in una condizione così “estrema”, ma c’è chi vi è costretto a conviverci ventiquattro ore al giorno. Un tempo nemmeno tanto lontano, probabilmente, non ci si sarebbe nemmeno potuti “confrontare” con una situazione tale, perché non esistevano le condizioni per tenere in vita persone con tali handicap; per fortuna, al momento attuale, la medicina, attraverso il supporto di ausili medicali è in grado di farlo.

Ma chi è il soggetto protagonista di questa vicenda drammatica?

Stiamo parlando di Massimo D’Alonzo, uomo di cinquantacinque anni di Sestola, un paesino vicino Modena, affetto da Sla dal 2000 (sindrome laterale amiotrofica, una malattia degenerativa che porta progressivamente alla completa paralisi). A questo punto, vi domanderete se ci troviamo difronte alla solita storia pietosa e commovente di uno sfortunato disabile. Invece no. Massimo non si è arreso e, dal suo letto di costrizione, ha scritto un libro. Come? Grazie ad una speciale tastiera elettronica con un puntatore ottico: lettera dopo lettera, parola dopo parola. Ha saputo resistere, tenace, caparbio, è arrivato fino alla fine ed questo suo sforzo titanico è stato premiato. Una casa editrice ha deciso di pubblicare il suo libro e l’autore è stato pure invitato a presentarlo domenica scorsa (21 febbraio) al Modena Buk festival, appuntamento letterario della piccola e media editoria della città emiliana.

Il libro si intitola Maria Extra Vergine, edito da Campi di Carta e l’autore stesso, in un’intervista a Corriere.it lo presenta così: «Ho scritto una storia di storie preistoriche molto divertente e, secondo me, anche molto adatta a persone allettate e ammalati». Ha scritto con gli occhi: «Credo che i miei racconti abbiano un grande potere evocativo ed onirico… credo che quello che cambia la nostra vita, la vita di chi come me ha una malattia inguaribile e che regredisce inesorabilmente, sia l’Amore. Non c’entrano i soldi, c’entra solo l’amore per continuare a vivere con un corpo inutile, c’entra la voglia di vivere, di farsi aiutare, avere degli appigli per vivere un altro giorno». In questa condizione non è affatto semplice (mi pare ovvio…) trovare la forza per impegnarsi in un’avventura così complicata, ma non è neppure scontato avere la capacità di farsi aiutare, di chiedere aiuto (non è forse l’orgoglio un peccato inguaribile dell’uomo?). In questo caso, invece Massimo la forza l’ha trovata in Doriana, «la donna che mi dedica tutta la vita» scrive lui sul sito della casa editrice. Alla fine del libro egli scrive: «Grazie per avermi letto, grazie per non fare finta che io non esista».

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