Un pellegrinaggio particolare

Andare sui luoghi del beato don Francesco Bonifacio, là dove egli visse, svolse il suo ministero, patì il martirio e vide la sua Gloria, è sempre cosa emozionante.

Lo è stato ancora di più quando, alcuni giorni fa, abbiamo accompagnato il vescovo Enrico proprio in quei luoghi. Con Giuliana e Gianfranco, il nipote del beato, abbiamo ripercorso alcuni dei luoghi fondamentali sui quali si snoda la storia di don Francesco. Buie: la sua parrocchia, con l’imponente duomo di san Servolo che, al suo interno, racchiude molte preziose opere d’arte, guardate con molto interesse e ammirazione dal vescovo Enrico.

Il duomo  era un luogo speciale per il beato: qui operavano il suo parroco e suoi confratelli; qui ogni sabato e vigilia di festività liturgica, don Francesco, con qualsiasi tempo, arrivava da Villa Gardossi-Crassiza  per donare ai fedeli, ai giovani soprattutto, la misericordia del Signore nel ministero della riconciliazione. E, prima di mettersi al confessionale, trascorreva un tempo in preghiera per invocare dal Signore la sapienza del cuore. Sono ancora vive alcune persone che lo ricordano, affaticato ma sempre cordiale e gioioso,  salire l’erta che dal piazzale della Madonna delle Misericordie porta al duomo.

Da qui, un veloce passaggio nel villaggio di Tribano per fare memoria che nella locale chiesa di san Giorgio, alla domenica, don Francesco celebrava la prima messa, quella delle ore nove, sempre atteso, oltre che dai fedeli, dai suoi quattro chierichetti che, seduti sul muretto, aspettavano l’arrivo del loro sacerdote che sbucava da un vicino sentiero.

E poi siamo andati verso la foiba dei Martinesi, nel borgo di Dubzi (in comune di Grisignana). Di fronte a questa voragine, un momento di riflessione e di preghiera, e di grande emozione soprattutto per mons. Enrico che non aveva mai visto una foiba a cielo aperto.

Di là poi verso Grisignana, il luogo d’inizio del Calvario vissuto da don Francesco, verso il martirio. Qui ad attenderci il parroco don Miroslav, parroco anche di Crassiza, gioioso come non mai per questa graditissima visita. Dopo un veloce giro per le viuzze di questa cittadina, invasa da turisti, la sosta obbligata nella bella chiesa dedicata ai santi Vito, Modesto e Crescenzia, per un prezioso momento di memoria, raccoglimento e preghiera.

Lungo la strada verso Crassiza, ci siamo fermati davanti al cippo-monumento che l’AC ha realizzato, con la partecipazione della popolazione locale, in occasione del 70° anniversario del martirio, nel punto in cui don Francesco venne arrestato. Anche qui l’emozione prende il sopravvento, in particolare quando viene letta a più voci la passio del martirio del sacerdote del nostro presbiterio.  

La tappa finale è stata la chiesa di Crassiza, l’ultimo luogo del ministero di don Francesco dopo Cittanova.

Così, a suggellare questo breve ma intenso pellegrinaggio, è stata la visita a questa chiesa, dedicata ai santi Stefano e Maria Maddalena: una piccola, semplice ma bella e decorosa chiesa di campagna; sapere che da questo altare ogni giorno don Francesco proclamava la Parola di Dio e donava i sacramenti ai suoi fedeli, è sempre un momento di intensa commozione. E così lo è stato anche in questa occasione, soprattutto per la presenza di tanti segni che ancora parlano di lui quasi, come più volte ha affermato un amico dell’AC, don Francesco fosse ancora là, presente tra noi.

Trieste, 30 giugno 2023

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