A tortello o a ragione

di Arturo Pucillo

 

È proprio il caso di dirlo: a tavola, in Italia, può accadere di tutto. L’ultima prelibatezza l’ha apparecchiata il professor Marco Gervasoni, recentemente assurto agli onori delle cronache di palazzo per il mancato rinnovo del contratto di docenza presso l’Università LUISS, con immancabile rilancio da parte della cattolicissima falange armata (sotto l’elmo, oggi, specialità dello chef: Nicola Porro).

Il chiarissimo prof si lancia (https://www.nicolaporro.it/dai-tortellini-ai-crocefissi-quando-e-la-chiesa-a-sottomettersi/) in un’intemerata contro la faccenda del tortello islamizzato dal Vescovo e del Crocifisso schiodato dal ministro. Spiego. In occasione della festa patronale di San Petronio a Bologna, il comitato promotore ha ritenuto di predisporre un’offerta culinaria che affiancasse al classico tortellino ripieno di carne di maiale un tortellino ripieno di carne di pollo, in particolare per chi, per motivo ad esempio religioso, non può e non vuole mangiare carne suina. Ne è scaturita la fake news secondo cui a decidere il menu sarebbe stato l’arcivescovo di Bologna Matteo Zuppi e i tortellini di pollo avrebbero dovuto soppiantare interamente quelli di maiale. La seconda non notizia è la reazione della Chiesa al pensiero del ministro dell’istruzione Fioramonti che parlando a ruota libera ha paventato la riesumazione dell’immortale campagna di rimozione dei crocefissi dalle scuole. Contemporaneamente alla reazione della CEI, che si dichiara spiaciuta e contraria per le ormai note ragioni culturali, sociali e concordatarie, si è registrata l’uscita televisiva del vescovo di Monreale, Michele Pennisi, che ha stigmatizzato la valenza elettorale a vantaggio della Lega di tale improvvida uscita ministeriale, nonostante le parole successive del ministro che hanno spento ogni praticabilità della sua idea. Il prof. Gervasoni ha surrettiziamente elevato la dichiarazione del vescovo a posizione ufficiale della Chiesa. Quindi: il tortellino di pollo non è di provenienza ecclesiale, la dichiarazione sui crocefissi non è di origine gerarchica, però il pezzo del prof. Gervasoni parte da questi due presupposti fasulli per accendere il solito disco anti-bergogliano e lanciare severi moniti alla debolezza cristiana di fronte all’Islam che di essa si approfitta, arrivando a paventare il momento in cui la CEI “festeggerà alla cacciata della croce e magari alla sua sostituzione con la mezzaluna”, passando per affermazioni tipo “oggi una delle minacce per il cristianesimo nel mondo viene proprio dalla Chiesa cattolica”, “ogni cattolico dovrebbe essere tradizionalista” (ogni cattolico dovrebbe essere universale, se mai).

Insomma, è cosa nota che il Papa con il suo magistero, il suo stile di governo e la sua testimonianza risulti indigesto a diverse persone, forse più di un tortellino di pollo. Ma dare sfogo alla propria ostilità anti-papista su una cosa in cui il Papa c’entra poco o niente appare quanto meno pretestuoso e rischia di confondere il lettore e anche il fedele che presta attenzione a ciò che viene scritto specialmente da personaggi noti e con ruoli pubblici. E ciò non è mai un buon servizio alla Chiesa. Anzi, non è mai un buon servizio a nessuno.

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