Un Ricordo di Don Lorenzo Boscarol

prefazione di Davide Martini

Abbiamo chiesto a Emanuela Vanzan, già vicepresidente del settore giovani e del settore adulti dell’Arcidiocesi di Gorizia di offrire, a chi non l’avesse conosciuto, un ricordo di don Renzo e del suo amore per la Chiesa e per l’Azione Cattolica.

di Emanuela Vanzan

Quando venni eletta vice presidente giovani dell’AC di Gorizia, era il 2008. Come capita alla maggior parte dei giovani che intraprendono questo impegno, spesso ci si finisce dentro per caso, per senso di responsabilità, strattonati per la manica della camicia da qualcuno che vede in te dei talenti da spendere. Al tempo per me l’AC era poco più del gruppo parrocchiale e vagamente diocesano, figuriamoci cosa ne sapevo di delegazione regionale o di assemblee nazionali. Don Renzo invece era già un’istituzione e arrivare agli incontri regionali e nazionali al suo fianco, sempre una sicurezza. 

Ricordo ancora quanto fosse profondo il suo legame con molti dei presidenti, vice adulti e assistenti diocesani del Triveneto e mi stupiva come fosse capace di comprendere, con una visione chiara e accogliente, le immense diversità che una regione ecclesiastica come la nostra ha in sé. 

Ha sempre creduto molto nella necessità per i membri delle presidenze diocesane di “uscire” dalla diocesi per vedere cosa succede altrove. Da Gorizia ci ha guidati e spesso spinti verso questi momenti insegnandoci il loro valore, aiutandoci a trovare il coraggio di ascoltare e raccontare non solo le nostre fatiche, ma anche le ricchezze della nostra piccola realtà, che lui amava e che come pochi aveva compreso. Personalmente sento di dovere a lui la passione che ho imparato a nutrire nei confronti della struttura territoriale dell’Azione Cattolica. 

Nel voler raccontare cosa ricordo con più riconoscenza, è sicuramente il suo esserci sempre, nonostante il sovraccarico di impegni e servizi, il suo spendersi per l’associazione, l’ascoltare in modo attento e meditativo gli interventi di ogni incontro e riportare in modo meticoloso e sempre profondo i pensieri che le riflessioni ascoltate avevano in lui suscitato. 

Per dare un’immagine della sua presenza nei tanti anni di presidenza e consiglio diocesani, di partecipazione ad assemblee regionali e nazionali, mi sento di dire che l’ho sempre sentito al nostro fianco ma allo stesso tempo un passo indietro, consapevole del valore e della responsabilità del suo ruolo di assistente, ma anche di come fosse l’Associazione, fatta di laici, quella che doveva aprire le porte, progettare nuove strade e indicare soluzioni. 

Erano poi i momenti informali quelli in cui, complice l’intimità di un dialogo tra pochi, esprimeva in modo genuino ciò che fino in fondo pensava di questioni e argomenti. Come dimenticare i viaggi in macchina verso Zelarino o i viaggi in aereo verso Roma, in cui, per ore, commentava eventi intra ed extra ecclesiali, accadimenti sociali, parrocchiali, diocesani. Erano quelli i momenti in cui, probabilmente, si imparava di più da lui, quando libero dai formalismi e dal “politically correct” si sentiva di poter condividere a cuore aperto il suo grande amore per Cristo, la Chiesa e il mondo. 

Pensieri ai miei occhi di giovane e poi di vice adulti, sempre disarmanti, anticonvenzionali ma mai sconvenienti, proiettati sempre all’attenzione verso le persone e al non creare intralcio tra chi, ai margini della Chiesa, vuole incontrare Gesù. 

Difficile ancora realizzare la sua assenza, probabilmente a causa del periodo storico in cui ci ha lasciati, ma anche perché la sua voce risuona ancora forte nel cuore di tutti noi. All’Azione Cattolica Italiana rimane l’eco della sua presenza fatta di tanti scritti, discorsi, confidenze e del suo passo, a volte traballante ma deciso, che lo conduceva al nostro fianco in silenzio per lasciarci costruire e pensare i momenti salienti della vita associativa. 

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